Frazioni
Bivio, Colle dei Cerri, Colle Mesole, Pantane
Dati e curiosità
altitudine: 470 m
superficie: 34.1 km quadrati
nome degli abitanti: arsitani
Con i suoi scarsi 1000 abitanti è il comune meno popolato dei cinque che animano la Valle del Fino, ma è anche il più esteso territorialmente (oltre 34 km quadrati). Si trova a 470 metri di quota immerso in uno stupendo scenario naturale compreso nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Da questo vero e proprio balcone naturale, dotato di vista incomparabile, lo sguardo spazia lontano verso le imponenti e suggestive vette che le fanno da corollario: i monti Siella, Prena, Tramoggia, Brancastello, Camicia e Corno, dominati a nord dalla sagoma maestosa del Gran Sasso.
Origine del nome
Il paese, già detto “Bacucco” in antico, assunse il nome attuale per effetto del regio decreto del 21 dicembre 1905. Secondo alcuni il termine Bacucco è inteso in senso di “castelletto” o “insediamento di capanne di frasche”, per altri derivato dalla sua forma ovale, “quasi un bel cucco”, o addirittura legato al dio Bacco.
Storia
periodo preromano – origine di Arsita, come testimoniato dai reperti archeologici trovati nel 1985. Il nome originario è Bacucco.
1085 – in un documento di cessione di tre castelli, tra cui Bacucco e Arseta, al monastero di Montecassino per la prima volta accanto al nome Bacucco compare anche il nome di Arsita, che indica luogo arso o bruciato
1273 – nel Diploma (documento) concesso da Carlo I d’Angiò ad Alife viene menzionato “Bacuccum ed Arsita cum Podio
1324 – nelle “decime vaticane” relative a quell’anno si attesta “Bacucco” e si fa menzione alla “Ecclesia Sancte Iohannis de Arsita”. Probabilmente i luoghi citati corrispondono, il primo all’attuale area del paese dove si trovano i resti del castello, mentre il secondo va riferito alla “Cima della Rocca”, un vicino colle a 923 metri di quota.
Da visitare
Il piccolo centro storico di Arsita, nonostante i danni subiti dall’edilizia del dopoguerra, si mostra oggi abbastanza gradevole al visitatore, con le sue viuzze e le case per lo più ottocentesche e moderne, intervallate ogni tanto da rari edifici della muratura più antica. L’andamento ricurvo degli edifici lungo la circonvallazione occidentale testimonia l’esistenza di una cinta muraria che rendeva fortificato il borgo antico.
Il Castello Bacucco (foto qui sotto) domina l’affascinante centro storico che si sviluppò tra il XII e il XIII secolo; versa purtroppo in evidente stato di abbandono e presenta tracce dell’antico recinto fortificato e merlato. Si notano le torri a U e una torre angolare (di base circolare) posta all’estremità settentrionale del paese. Fu ampliato nella seconda metà del Cinquecento e divenne residenza nobiliare nel Settecento.
La chiesetta della Santissima Trinità, purtroppo ormai fatiscente, fu eretta nel 1874 e di essa restano le mura, prive del tetto, e la singolare porta in legno scolpito (oggi conservata nel Comune, foto qui sotto) decorata con figure di angeli ed esseri fantastici, bel prodotto dell’artigianato artistico locale.
Sulla strada che da Arsita sale a Collemesole un cartello segnala il “Sentiero dei Mulini”. Giunti sul letto del fiume Fino si scorge una costruzione in pietra ben restaurata, l’antico Mulino Di Francesco. Per un piccolo paese come Arsita (in passato difficilmente raggiungibile) il mulino ha rappresentato una conquista importante, quasi un’indipendenza, e ancora oggi gli anziani lo citano come di un luogo “sacro”. Tutti sono legati a ricordi lontani, al duro lavoro dei campi, e le rughe sulla fronte dei contadini testimoniano le conseguenze dell’attaccamento alla terra.
Nonostante il nome, il cosiddetto “Inferno spaccato” è solo una interessante palestra di roccia attrezzata
Chiesa di Santa Vittoria
La chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Vittoria e si trova nel cuore del borgo. È costruita in mattoni e mostra una facciata aggiunta su quella antica, alla quale appartiene il piccolo portale in stile di fine Cinquecento. L’interno, a navata unica, conserva una bella statua in terracotta della “Madonna in trono con Bambino”, che presenta una curiosa particolarità: ha le mani mobili, con uno stile derivato delle “Madonne” di Silvestro dell’Aquila e vicino alla produzione più moderna detta “di Nocella”. Viene fatta risalire al XVI secolo e proviene dalla più antica chiesa di Santa Maria d’Aragona. Di fattura napoletana sono invece le argenterie sacre di fine Settecento e allo stesso periodo risalgono le tele della chiesa: una “Madonna con Santa Vittoria” e una “Madonna delle anime purganti”. Al XVII secolo risale invece la tela con la “Madonna con Bambino e Angeli” dell’ultimo altare sulla parete di sinistra. La chiesa parrocchiale custodisce gelosamente anche un ostensorio d’argento datato 1795, di scuola napoletana. L’opera, davvero pregevole, è legata ai canoni del barocco e presenta una base ornata da volute, un fusto articolato con un globo su cui posano due angeli; essi sono intenti a sostenere il cuore fiammeggiante, dal quale spicca la teca raggiata. I raggi e la croce che la sormonta sono arricchiti da pietre preziose e dure.
Chiesa di Santa Maria d’Aragona
La chiesa di Santa Maria d’Aragona si trova fuori dal paese, lungo la strada che conduce a Penne, e recentemente è stata restaurata. La facciata è oggi preceduta da un portico d’epoca più recente rispetto a quella della originaria costruzione, che si può far risalire al XV secolo. L’interno, a navata unica ha un bel tetto a capriate in legno e mattoni decorati. Nettamente di stile gotico è l’arco. Sul pavimento spicca una lastra di pietra con la croce, a indicare il sottostante vano dell’ossario. Un alone di spiritualità agreste e semplice si respira all’interno dell’edificio, e il visitatore è colto dalla sensazione di rivivere un tempo lontano e nostalgico, scandito dal ritmo naturale del ciclo delle stagioni e delle feste religiose. A supportare questo stato d’animo giunge la visione delle tracce di un affresco di stile popolaresco che si scorge sulla parete di destra, dove è possibile intravedere una figura femminile velata, leggermente china, con una mano sul ventre e l’altra sul petto. L’abito presenta un’apertura da cui fuoriescono le maniche e una cintura bassa. A sinistra della testa pende uno “scapolare”. L’affresco, secondo gli studiosi, potrebbe risalire alla fine del XV secolo.
Immagini
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Produzioni tipiche
Fracchiata, sorta di polenta povera a base di farina di ceci e cicerchia
Coatto, piatto a base di carne di pecora, cucinato solitamente dai pastori di queste contrade. Si tratta di un piatto tradizionale molto particolare, che deve essere preparato e gustato in loco e tende a rovinarsi dopo breve tempo, soprattutto se portato in altri luoghi.
Eventi
17 gennaio
festa di Sant’Antonio Abate
con la rappresentazione delle tentazioni del Santo nel deserto
agosto
Tesori della valle del Fino e del Vomano
festa dei prodotti tipici
agosto
Sagra del Coatto
agosto
festeggiamenti in onore di Santa Maria d’Aragona
10 Settembre
festeggiamenti in onore del santo patrono San Nicola da Tolentino
Ricettività
Ristoranti
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Informazioni turistiche
Comune
Viale S. Francesco 35
64031 Arsita
Tel. 0861 995 525
fax 0861 995 039
www.comune.arsita.te.it
Pro Loco Arsita
viale San Francesco 37
64031 Arsita
www.prolocoabruzzo.it/arsita
Altofino.org
www.altofino.org