La colonia latina nel territorio degli Equi : il sito archeologico di Alba Fucens.
Sono diverse le aree archeologiche che l’Abruzzo può vantare di ospitare, e gli studiosi sono certi del fatto che ci sarebbe ancora molto da scoprire : questa regione ha sempre offerto alle popolazioni che hanno deciso qui di stanziarsi un’ottima collocazione oltre che un territorio favorevole sia all’allevamento che all’agricoltura, ovviamente in tutto questo anche il commercio è riuscito a farsi valere particolarmente.
Le origini etniche dell’Abruzzo risalgono addirittura all’età del Bronzo e del Ferro ed i numerosi ritrovamenti archeologici hanno aiutato pian piano a fornire delle spiegazioni e a dare delle risposte a quelle domande che gli studiosi si pongono da anni, e l’Abruzzo archeologico sicuramente ha molto da rivelare se si pensa al fatto che la sua storia si snoda a partire dalla Preistoria fino all’alto Medioevo.
Ciò che colpisce ulteriormente è la vasta gamma di situazioni che caratterizza questo luogo, infatti ogni sito per esempio ha un diverso contesto rispetto ad un altro, ed addirittura anche in uno stesso sito è possibile trovare una sovrapposizione di epoche ma anche di date che alimentano sicuramente dubbi ma che arricchiscono ulteriormente il bagaglio culturale del territorio. Ma di sicuro il fascino che ne deriva è dunque maggiore: infatti sono molti i luoghi ed i resti del passato che oggi possiamo ammirare anche con un certo stupore , soprattutto perché c’è una meravigliosa integrazione tra storia e natura che rendono anche più apprezzabile la passeggiata nel tempo che il visitatore ha fretta di intraprendere visto che in questo modo le situazioni che stupiscono sono sicuramente in numero maggiore. I siti, gli oggetti, ogni singolo edificio di un’area archeologica permettono di fare un viaggio nella storia davvero unico , soprattutto alla luce del fatto che non si tratta solo ed esclusivamente di storia locale, anzi si tratta di un matrimonio perfetto tra Abruzzo e situazioni vicine che aiutano a spiegare molte cose e che contribuiscono ad alimentare la ricchezza di un suolo non vasto ma abbondantemente dotato di testimonianze.
Una delle più belle ed esaurienti testimonianze archeologiche d’Abruzzo è sicuramente il sito archeologico di Alba Fucens, situato nel comune di Massa d’Albe, in provincia dell’Aquila. Massa d’Albe è situata nella vastissima area del Parco Regionale del Sirente-Velino, il paese si trova alle falde del Monte Velino che rappresenta una delle montagne più alte dell’Appennino e presenta anche un ambiente ricco di flora e fauna, oltre che di storia, che ogni anno è meta di numerosi turisti che hanno voglia di godere della bellezza di questa natura incontaminata.
Alba Fucens è un’antica città romana , i cui scavi non sono mai stati completati ma che ha rivelato un numero elevato di reperti , molti dei quali sono stati trasferiti al Museo Archeologico di Chieti, ma del fascino della città si può godere anche “in loco” attraversando a piedi i percorsi che circondano le rovine di una città che è una delle più antiche colonie latine. Essa fu appunto costruita dagli Equi ai piedi del monte Velino, in particolare su una pianura che era alta circa mille metri e che sotto i Romani fu chiamata “Pian di Civita”, ma era un territorio talmente interessante che ben presto fu occupato anche dai Marsi nel IV secolo , che però dovettero fare i conti con l’avvento dei Romani che nel 303 a.C. giunsero in questa zona per creare il loro reparto militare e le diedero appunto il nome di Alba Fucens.
Anfiteatro di Alba Fucens
Sicuramente ciò che spinse i Romani a stanziarsi in questa città fu intanto la sua posizione strategica ,oltre che il suo fiorente e ricco territorio , non a caso Alba Fucens controllava la piana del Fucino che risultava essere un territorio paludoso e poco adatto alla’agricoltura, ma sotto l’imperatore Claudio la zona fu bonificata e resa adatta all’agricoltura. Non di minore importanza fu l’attenzione che veniva data alla transumanza , infatti Alba si trovava proprio in un’importante zona di passaggio per i pastori. La città è ben collegata, si sono conservate soprattutto le strade ortogonali create in muratura che si adattano perfettamente alla pianura erta.
Essa venne utilizzata anche come sito per deportare quei sovrani che erano stati sconfitti da Roma, come il re di Numidia, Siface o anche Perseo di Macedonia, dei quali per esempio ci da ampliamente notizia Livio. Gli scavi archeologici iniziarono intorno alla metà del Novecento, ma non sono stati incessanti: ciò che colpisce è che ogni campagna di scavo ha sempre rivelato un nuovo aspetto, ed ha sempre dato spazio a nuove risorse infatti ha attratto studiosi anche dall’estero. Alba Fucens appare come un vero e proprio esempio di quella che era stata l’intelligenza e la strategica organizzazione dei Romani, che erano riusciti a stabilirsi anche dei fortunati contatti con le popolazioni vicine. Da una banale area rurale sono riusciti a tirare fuori una vera e propria città munita di strade molto ben allacciate tra di loro ma anche di teatri, botteghe, piazze , terme ed altri luoghi di ritrovo ed edifici pubblici e non, ed ognuno di questi edifici racconta della straordinaria grandezza di questo popolo oltre che della loro quotidianità. Non mancano anche edifici religiosi che erano adeguatamente custodi e protetti con mura dalla vita mondana. Un edificio che ha particolarmente incuriosito gli studiosi è stato quello poi definito come “diribitorium”, a dire il vero raro nel suo genere: esso era un luogo utilizzato per lo spoglio dei voti : è un’area situata a nord-ovest collocata tra la “basilica” e la piazza forense la cui caratteristica è un monumentale portico colonnato di pianta rettangolare che copre una serie di pozzetti di varia dimensione e di varia forma; durante le elezioni amministrative all’interno di questo luogo venivano collocate quelle che erano definite come “tabulae” elettorali che erano riferite ai cittadini che a loro volta venivano divisi in tribù e dunque si permetteva loro di entrare in questo edificio incanalandoli in file che venivano appositamente distinte all’’interno di un recinto in legno che veniva creato all’occorrenza. Mentre dietro il “diribitorium” c’era la basilica con i suoi tre grandi ingressi che erano divisi in tre navate.
Di sicuro gli edifici che ci sono stati restituiti sono stati rifatti intorno al I secolo d.C. in modo tale che potessero fungere da propaganda politica, infatti questo è un processo che ha interessato molte città romane. Ciò che colpisce immediatamente di questa città sono sicuramente le mura poligonali che delineano interamente il sito, mentre le due strade principali sono il Cardo Maximus e la via Valeria che sarebbe il “decumano” della città e che viene definita anche Miliario e questa strada presenta una nuova via parallela definita invece la via dei Pilastri che è chiamata così per l’elevato numero di pilastri che la caratterizza e che probabilmente erano delle colonne legate alle botteghe. Oltrepassata la via del Miliario c’è infatti un “macellum” che lo si può riconoscere facilmente in quanto presenta un edificio circolare con dei muri a raggiera e dei vani tutt’intorno che erano probabilmente utilizzati come botteghe e dopo il “macellum”c’è quel miliario che invece da il nome alla strada che presenta il nome di Magnenzio , l’imperatore che subì la “damnatio memoriae” adeguatamente scalfito. Sulla destra invece è presente è presente un lungo percorso dove sono inserite delle “tabernae”, che erano dei veri e propri negozi romani che presentano ancora addirittura la chiusura incassata delle porte , e permangono come edifici conservati.
Ma di sicuro ,il ritrovo più bello e rigenerante per i Romani, si trovava dopo la lunga fila di “tabernae” ed era l’edificio delle “terme”, ed è stato facile riconoscerle soprattutto a causa dei pavimenti che presentavano le condotte per il riscaldamento. Esse presentavano una piscina scoperta che era definita “natatio”, una sala con la vasca per l’acqua fredda che generalmente era piccola ed alta e veniva definita”frigidarium”, una sala un po’ più piccola per bagni tiepidi ,ed una sala per il bagno caldo definita “ calidarium”, e qui l’acqua veniva riscaldata attraverso un sistema di forni a legna e caldaie da cui si facevano partire i tubi ,infatti proprio dal forno l’acqua calda poi passava sotto il pavimento delle sale da riscaldare che erano sostenute da piccoli pilastri definiti “suspensurae” ed erano fatti in mattoni alti circa 60 centimetri. Ovviamente ogni sala aveva un preciso utilizzo: c’erano spogliatoi (apodyterium) con panche che generalmente venivano forgiate in pietra e ricavate lungo tutto il perimetro della stanza; immancabile era anche il “laconicum” ossia l’ambiente con la sauna ed il bagno turco; lo “sphaeristerium” era la sala in cui venivano effettuate cere, massaggi, ginnastica mentre gli “untoria” erano le sale in cui ci si ripuliva con oli dopo la palestra. Tra le terme e la piazza con portico dedicata ad Ercole , sono state ritrovate delle scalette che conducono ad una piscina , mentre lungo la stessa strada sono visibili anche delle “latrinae”, ossia dei bagni pubblici.
Il santuario di Ercole , invece, è chiamato così in virtù della statua di Ercole, appunto, che ora si trova al Museo Archeologico di Chieti e che è stata trovata al suo interno. Si accede al santuario attraverso una ripida scala e questo ha fatto supporre che in realtà potesse non essere un edificio sacro ma un mercato e probabilmente di pecore visto che Ercole era anche il protettore dei pastori. Su lato opposto della vi del Miliario c’è un’abitazione o “Domus” che presentando molti vani con pavimento a mosaico ed essendo particolarmente rifinita con pareti rifinite in grosse pietre poligonali ha fatto supporre che potesse appartenere ad un ricco signore.
Andando oltre la già citata via dei Pilastri è possibile vedere la zona del “teatro” e la struttura teatrale presenta una cavea di 77 metri che ha la particolarità di essere stata ricavata nel pendio della collina, mentre proseguendo più in là per una strada di più recente resa si può giungere all’anfiteatro che fu costruito sotto Tiberio ed è perfettamente posto in asse con un decumano il cui ingresso era ricavato direttamente nelle mura perimetrali.
Di più recente costruzione, si parla infatti del XII secolo è poi la Chiesa di San Pietro,in stile romanico che si trova sul colle esattamente sopra ad Alba e che fu ricostruita dopo essere stata distrutta da un terremoto nel 1900; l’interno della struttura presenta manufatti medioevali con decorazioni ottenuto con l’utilizzo di marmi anche molto pregiati ma di sicuro la particolarità è l’origine di questa chiesa: essa è nata sulle spoglie del Tempio Romano di Apollo, non a caso osservando i muri interni della struttura si possono ancora notare incisioni in greco ed in latino oltre che dei piccoli disegni di epoca classica.
Gallerie di immagini
Alba Fucens rovine romane
Alba Fucense
Reperti romani da Alba Fucens
Chiesa di San Pietro d’Albe