Caporalato anche in Abruzzo: l’incredibile vicenda nel teramano che sveglia le coscienze

Ha fatto tanto discutere la vicenda di madre e figlio accusati di caporalato: i due sfruttavano i braccianti reclutati sui social, minacciandoli di rimpatrio.

Le vicende legate al mondo del caporalato, in questo momento storico, stanno attirando molta più attenzione sulla popolazione rispetto al passato. Sfortunatamente, come spesso accade in casi del genere, la luce dei riflettori è stata puntata sul problema in maniera prepotente solo dopo la tragica vicenda che ha visto coinvolto il bracciante Satnam Singh, deceduto dopo aver perso un braccio sul lavoro e abbandonato al suo destino dal proprietario dell’azienda, che è al momento sotto accusa per omicidio doloso.

Caporalato in Abruzzo inabruzzo.it
Caporalato in Abruzzo inabruzzo.it

E se questo è il caso che ha maggiormente attirato l’attenzione della cronaca, non mancano casi simili sparsi un po’ per tutta Italia che adesso, anche grazie alle misure di maggior controllo imposte dal Governo centrale, stanno venendo a galla. È esemplare il caso di un’azienda del teramano gestita da mamma e figlio, rispettivamente 51 e 29 anni, accusati di caporalato ai danni di due cittadini stranieri.

I fatti

Una donna di 51 anni e il figlio di 29, titolari di un’azienda agricola nel teramano, sono finiti al centro di un’indagine per caporalato. Secondo quanto rivelato dagli investigatori, sarebbe stata riconosciuta una condotta criminosa, nei metodi utilizzati per la selezione e la gestione del personale. I due infatti, avrebbero reclutato due cittadini straniere per mezzo social.

Ecco le accuse per i titolari inabruzzo.it
Ecco le accuse per i titolari inabruzzo.it

Ai due braccianti, sprovvisti di permesso di soggiorno, sarebbe stato proposto un compenso di 500 euro e l’alloggio in una struttura sempre di proprietà della famiglia, che consisteva in una roulotte priva di acqua, luce, servizi igienici posta nella stalla, vicina alla concimaia che avrebbe portato un’aria insalubre a ogni ora del giorno e della notte. Sono pesanti adesso le accuse.

Si parla di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro. Inoltre, i braccianti non si sarebbero limitati a lavorare nelle ore diurne dato che di notte, venivano impiegati come guardiani per la stalla. I titolari, per invogliare i braccianti a lavorare senza lamentarsi, utilizzavano costantemente la minaccia del rimpatrio.

Durante la perquisizione in azienda, è stato trovato un barattolo di vetro sotterrato contenente 2mila euro, appartenente a uno dei braccianti che ha rivelato di averli nascosti in quanto spaventato che potessero sottrarglieli. I soldi sono stati riconsegnati al legittimo proprietario che, al momento, si trova in una struttura protetta. Oltre a ciò, sono state sequestrate 5 piantine di marijuana.

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