La tradizione diventata storia: “il Museo delle ceramiche di Castelli”
In uno dei borghi più belli e caratteristici d’Abruzzo , Castelli, la tradizionale lavorazione delle ceramiche si è trasformata nel corso del tempo non soltanto in una forma di economia, ma anche in una vera e propria attrazione turistica oltre che punto di partenza per una ricostruzione storica. La posizione geografica, di cui gode il caratteristico borgo è ottima , e riesce a colpire il curioso visitatore già al primo sguardo in quanto offre un panorama che potrebbe essere definito scenografico.
Il borgo di Castelli, è collocato sulle erte pendici del Monte Camicia, il monte di 2564 m che fa parte del celeberrimo massiccio del Gran Sasso, nella sua porzione sud-est, e che ha sempre richiamato un nutrito numero di visitatori ed esperti soprattutto per la diversità morfologica dei suoi versanti oltre che per le caratteristiche forme di vita animali e vegetali che lo popolano.
Le fonti epigrafiche e letterarie rivelano rivelano che il toponimo “Castelli” per la prima volta è stato utilizzato ne XII secolo, sebbene l’origine del borgo sia molto più antico: i rinvenimenti archeologici dimostrano come l’insediamento probabilmente risalga all’epoca romana e addirittura negli ultimi tempi alcuni studiosi sono certi di non sbagliare nel dire che invece lo stesso insediamento affondi le radici in epoca etrusca.
Furono i monaci benedettini nel già citato XII secolo ad introdurre, con la costruzione dell’ABBAZIA Benedettina di San Salvatore, la cultura della lavorazione delle ceramiche, che da questo momento in poi divenne il vero e proprio simbolo del paese. La bellezza del borgo fu incrementata anche dalla cura, nei suoi riguardi, che ebbero uomini dal calibro di Giacomantonio Orsini, che nel XV secolo acquisì questo feudo facendone uno spettacolare centro culturale; ma con grande dedizione si dedicarono a Castelli in seguito anche gli Alarcan y Mendoza, che seppero tamponare anche i numerosi problemi che si verificarono all’interno del paese dovuti ai movimenti franosi che in più occasioni ne distrussero delle parti e che furono premurosamente ricostruite.
Il paese, dunque, è molto famoso anche all’estero per la lavorazione delle maioliche e molti paesi hanno tentato di copiarne in più occasioni le tecniche di lavorazione che però rimangono uniche nel loro genere solo nel luogo di appartenenza; sicuramente in altri casi le maioliche di Castelli sono state una vera e propria fonte d’ispirazione per la creazione di opere simili.
Testimonianze di questa vetusta arte ne abbiamo , ad oggi, nei musei di tutto il mondo, ed ovviamente questi sono produzioni che vengono esportate in tutto il mondo; non a caso infatti la richiesta è molto alta. Ciò che colpisce particolarmente è che ancora oggi la tradizione continua e non ha perso minimamente le sue caratteristiche , malgrado ci si trovi nel complicato mondo del progresso . Si può tranquillamente affermare che quest’arte nobile coinvolge sempre di più la sua popolazione ed oggi sono più di cinquanta le fabbriche impegnate nella realizzazione di questi oggetti in ceramica, ed il paese stesso con le sue innumerevoli botteghe collocate lungo le caratteristiche strade potrebbe essere definito quasi “un museo all’aperto”, dove già solo passeggiando per le vetuste vie , si possono ammirare le famose “ceramiche di Castelli” esposte al pubblico che ovviamente può anche acquistarle.
Una delle sale
Ma le raffinate e preziose maioliche di Castelli, con la loro fama internazionale, sono osservabili anche all’interno del “Museo delle Ceramiche”appunto, inaugurato nel 1984, dove non mancano opere dall’elevato valore artistico, che sono ancora una volta testimonianza della straordinaria bravura di coloro che si dedicano a questa arte.
Il Museo delle Ceramiche di Castelli è un vero e proprio sito culturale vivo, ed in continuo aggiornamento, non a caso è stato creato perché potesse essere un espediente per salvaguardare, conservare ed esporre opere di tradizione locale; dunque ha da sempre rappresentato un modo per garantire un’esistenza longeva alle tradizioni del borgo.
Il museo è ospitato all’interno del Convento dei Frati Minori Osservanti, che si trova sopra il paese, e che ospita anche oggetti preziosi che appartennero alle famose famiglie Grue , Gentile, Cappelletti. Delle origini del convento in realtà si sa ben poco eppure, è noto che dovette fare i conti con il governo piemontese nel 1866, diventando poi proprietà del comune. La particolarità più evidente del convento è principalmente il ciclo di affreschi datati 1712 che va ad ornare il chiostro del convento e che con tutta probabilità è opera di Ubaldo e Natale Ricci. Non è l’unica struttura che custodisce maioliche , infatti nelle vicinanze del museo c’è la Chiesa di San Donato che risale all’incirca intorno alla fine del XV secolo e che fu edificata al posto di una precedente e semplicissima chiesetta di campagna : la peculiarità di questo edificio è il soffitto totalmente coperto di mattoni in maiolica, ed i mattoni originali di questo soffitto che rappresentano per lo più figure maschili, femminili, animali e stemmi di casati sono conservati nel museo.
Il soffitto originario della Cona di San Donato, ricostruito nel museo
Un’altra struttura che è un’importante testimonianza di questa tradizione è quella che ospita l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “F.A.Grue”, dove è possibile ammirare il bellissimo e monumentale presepe che è stato creato negli anni ’70 e che si compone di circa sessanta statue realizzate a grandezza naturale. Il presepe è stato concretizzato nel decennio tra il 1965 ed il 1975 dallo stesso Istituto che aveva perfino organizzato delle attività didattiche concentrate sul tema natalizio che vedeva collaborare professori e studenti. Affianca il presepe la”Raccolta Internazionale di Ceramica Moderna” che ospita incantevoli opere di più di trecento artisti di diversa nazionalità o provenienza.
All’interno del museo viene soprattutto inquadrata l’evoluzione della ceramica a partire dal Medioevo, pur non sorvolando su frammenti di epoca classica, attraverso l’analisi delle opere dei maggiori creatori e l’esposizione è ulteriormente arricchita di reperti archeologici di varia origine (non provenienti necessariamente da Castelli) perché, a scopo didattico, si possa meglio comprendere l’evoluzione delle tecniche ceramiche. L’allestimento segue un ordine di tipo cronologico; le sale presentano delle esposizioni che cercano di ricostruire il percorso storico-evolutivo delle creazioni.
Nella prima sala sono presenti dei frammenti di piastrelle e rivestimenti di epoche diverse che sono stati rinvenuti in seguito a scavi effettuati nel territorio di Castelli, mentre nella seconda sala si procede con l’epoca medioevale dove sono stati adeguatamente sistemati piatti di ceramica rinvenuti nella teramana “Grotta di Sant’Angelo”ed un boccale finemente decorato. È in questa sezione che sono statu collocati i duecento mattoni recuperati dalla vecchia chiesa di San Donato oltre alla famosa “Madonna che allatta il Bambino”, un’opera di Orazio Pompei che è stata restaurata in tempi recenti, dopo essere stata manomessa e distrutta in seguito a tentativi di furto. Nel periodo tra il ‘500 ed il ‘700, predomina uno stile definito “compendiario”, che si riferisce ad un tipo di pittura molto semplice, molto delicata, i cui colori tendono soprattutto al giallo, all’arancio, al blu, ed al verde e sono colori che si trovano soprattutto sui contenitori, sulle targhe espositive che caratterizzano la terza sala, mentre la quarta e la quinta sala hanno un numero elevato di opere appartenenti a famiglie di produttori di maioliche, che si sono sempre distinte per lo splendore delle loro creazioni: i Grue, i Gentili, i Cappelletti, i De Martinis, i Fuina.
Il chiostro del convento
Il Chiostro, invece, presenta lungo il corridoio che lo circonda una serie di “disegni” su carta nel momento della lavorazione, che potrebbero essere definiti quasi come delle “bozze” che servivano per trasferire l’immagine dal foglio alla ceramica, senza danneggiarla, essendo ancora troppo morbida perché il disegno si potesse riprodurlo a matita sull’oggetto appena forgiato. Il pian terreno del museo invece ospita trenta opere che sono state donate dal ceramista e maestro Giorgio Saturni (insegnante presso l’Istituto d’Arte di Castelli) ed opere di altri grandi artisti quali Palmieri , Marotta, Mingotti, Artias e Fieschi, che sono state aggiunte in tempi più recenti.
In una distaccata ala del museo, invece, è stata sapientemente riprodotta una vecchia bottega delle maioliche, dove vengono illustrate le diverse fasi di lavorazione della ceramica, con l’esposizione anche degli attrezzi che venivano utilizzati per il processo di lavorazione ugualmente. Si può tranquillamente affermare che l’intento del museo è quello di ampliare ulteriormente la sua già nutrita e variegata esposizione , non è un caso se la collezione è stata di recente accresciuta con ceramiche dello scorso secolo; in questo modo esso vuole mantenere vivo interesse da parte del visitatore attirandolo con esposizioni sempre nuove e particolari. Non mancano manifestazioni culturali che vadano a “sponsorizzare” il contenuto del museo e sovente, vengono curate collaborazioni che si rendano utili nell’allestimento di mostre e nell’organizzare seminari specifici aperti al pubblico.
La ceramica di Castelli ha un elevato valore ed un grande prestigio noto in tutto il mondo , ed è uno dei simboli più forti della cultura artistica abruzzese, motivo per cui ,molto spesso, vengono presi in prestito dei pezzi dal museo, affinché vengano momentaneamente collocati in aule opportunamente predisposte per importanti incontri politici, ma non mancano anche prestiti di collezioni per esposizioni temporanee.
Gallerie fotografiche
Castelli, San Rocco
Castelli, San Salvatore
Castelli, cona di San Donato
Castelli, paesaggio
Castelli, Istituto d’arte
Castelli, Museo della ceramica
Castelli paese
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