Scoprite la realtà affascinante e poco nota dei laghi d’Abruzzo, luoghi suggestivi e nascosti tra le montagne abruzzesi, creati dalle forze della natura con il lavorio di cesello compiuto dall’acqua lungo il corso di milioni di anni.
I laghi sono una vera sorpresa delle terre d’Abruzzo, ideali per fare un turismo di qualità immersi nel silenzio della loro natura, ma anche perfetti per praticare i più affascinanti sport acquatici, dalla canoa al kitesurf, dalla pesca al canottaggio, come anche attività sportive a cavallo, in bici e a piedi.
Indice dei contenuti
Chiare, Fresche, Dolci e Ferme Acque… di Lago!
Chiudendo gli occhi e imbattendoci nei paesaggi lacustri si ha un panorama meraviglioso immerso nel verde, ma non solo. Infatti, le stazioni turistiche di alcuni laghi abruzzesi offrono tante novità e attrattive.
Turismo sui laghi abruzzesi
Andiamo allora alla scoperta dei principali laghi in Abruzzo dove poter organizzare una gita a contatto con la natura.
Lago di Bomba
Il lago di Bomba è meta turistica molto ambita grazie al “Centro Turistico Isola Verde” una struttura con ampio ristorante, ostello, bungalow, piazzole per campeggio e una piscina. Sulle sue sponde si affacciano i comuni di Atessa, Bomba, Colledimezzo, Pennadomo, Pietraferrazzana e Villa Santa Maria.
Lago di Scanno
Il lago di Scanno offre al turista innumerevoli possibilità di svago, visite culturali ai luoghi artistici, relax, passeggiate in montagna, attività sportive. Infatti, tra l’alta Valle del Sagittario e l’alto Sangro si può percorrere una Via naturale.
Mentre l’altopiano di Passo Godi è una stazione di turismo montano tra modernità e sicurezza, che in inverno offre diverse opportunità: impianti di risalita, pista per gommoni da neve, campi per lo slittino e bob, anelli per lo sci di fondo, noleggio motoslitte, ampi spazi per l’escursionismo, l’alpinismo e il telemark.
In primavera ed in estate si può godere della bellezza delle montagne e avviarsi nei boschi per “gustare” la natura selvaggia.
Lago di Penne
Il lago di Penne, invece, regala al visitatore un complesso sportivo dotato di piscine, palafitness, campi da tennis, calcetto, calcio, basket, volley, pista ciclabile e mountain bike: lo “Sports Park”.
Questa struttura propone dei pacchetti turistici personalizzati in cui lo sport si accoppia alla cultura, il divertimento all’enogastronomia, con la possibilità di visite guidate attraverso le bellezze paesaggistiche e naturalistiche del territorio.
Lago di Campotosto
Per l’escursionista, il lago di Campotosto è il punto di partenza per splendidi percorsi sulle vicine montagne, mentre la stradina intorno al lago è l’ideale per passeggiate a piedi o in bicicletta sul ponte delle Stecche.
Sport sui laghi d’Abruzzo
In diversi momenti dell’anno eventi sportivi, culturali e gastronomici possono giustificare ad una veloce, ma carica vacanza. Grazie alla vicinanza di mare, lago e montagna, c’è la possibilità di praticare qualsiasi tipo di sport o attività in pieno contatto con la natura.
Dalle classiche escursioni a piedi (trekking), a cavallo, in mountain-bike, con battello o pedalò, al birdwatching, un hobby legato all’osservazione e allo studio degli uccelli che comprende anche l’ascolto del canto. Dal cicloturismo, praticato in bicicletta, con le varianti “treno + bici” o con i tour organizzati da agenzie che forniscono un supporto al trasporto bagagli alla canoa e windsurf.
E ancora kite-surf, gare di canottaggio, pesca, per arrivare al wakeboard: uno sport che nasce dalla fusione dello sci nautico e dello snowboard. Questa attività consiste nell’essere tirati da un motoscafo o moto d’acqua con ai piedi una particolare tavola, simile a quella dello snowboard, ma più larga e spessa; sfruttando le onde create dal motoscafo si possono compiere salti e varie acrobazie.
Infine ci lasciamo con un ricordo del compianto professor Ezio Burri, docente di geografia e geomorfologia all’università degli studi dell’Aquila, socio fondatore dello Speleo club di Chieti, autore di numerosi libri.
Singolare regione l’Abruzzo! È ricca di tante cose: arte, tradizioni, paesaggi ed anche acque. Sì, ma fluenti da sorgenti e lungo i suoi alvei profondi o tortuosi che siano. Ma acque lacustri, no, non sono molto abbondanti. Almeno quelle naturali. Eppure, come vedremo alla fine, qualcosa d’importante, di significativo, saremmo portati ad affermare, pure l’aveva…
E, dunque, a percorrere la S.S. 479, sia che proveniate da Scanno o da Villalago, vi appare il Lago di Scanno che di distende, con una forma ovoidale, un perimetro circumlacuale di circa 6 km, una profondità di 32 m ed un’estensione di poco meno di un km2. Un lago modesto, quindi, ma certamente splendido nella sua cornice ambientale tra la Montagna Grande ed il Genzana. Se si osservano le pendici di quest’ultimo, si potrà ben osservare una vistosa cicatrice detta Le Gravare che altro non è, giusto per significare in questo discorso un termine tecnico, la nicchia di distacco della maestosa frana che, intercettando il corso del fiume Sagittario, diede origine a questo splendido alveo.
L’ampio macereto circostante sottolinea l’evento naturale, qui rimarcato, e la capacità dell’uomo di designare la morfologia mediante un simbolo si esprime al meglio, con un toponimo ovvero quello di Frattura, un pittoresco centro che è anche cesura della strada che vi conduce.
Si è detto che un frana ha generato il lago e ben si può precisare come questa sia avvenuta attraverso un contattato anomalo, discordante è il termine tecnico, tra due ossature carbonatiche di diversa fase di deposizione. Nelle acque guizzano trote, tinche, coregoni e persici, acque che d’inverno, e l’evento non è raro, possono anche gelare. Sul bordo occidentale, la chiesa seicentesca dell’Annunziata era meta obbligata di quanti affidavano all’evento soprannaturale la speranza di guarigione delle proprie malattie erniose.
La fiducia era ragguardevole poiché nei recessi dietro l’altare erano abbandonate pezzuole e bende, esiti del travaglio e della sofferenza, ancora visibili nei primi decenni del secolo scorso prima che opportune ragioni igieniche ne decretassero la rimozione. Certamente un evento naturale così vistoso non poteva rimanere estraneo alla necessità dell’uomo di motivarne la genesi, anche se con la forza della tradizione orale, poiché in alternativa alle sconosciute ragioni della scienza ha fatto ricorso alla propria fantasia … Madama Angiolina era l’eroina del luogo, e quando Pietro Baialardo, che erasene invaghito, ordinò che l’andassero a rapire, Angiolina comandò che sotto i piedi dei rapitori nascesse un lago.
Pietro conquistò egualmente il regno della fata con altri stratagemmi e fece piovere su di essa tante bocche infuocate. Ma Angiolina si riparò da quella pioggia con un immenso ombrellone di ferro. Secondo un’altra leggenda, la maga Angiolina cadde seppellita da quelle bocche, e dove cadde sorse un lago … … In altre si racconta la battaglia fra l’imperatore di Roma ed il re Battifolo di Scanno, in seguito alla quale la vasta pianura diventò un lago e l’esercito dei romani vi perì inghiottito … così il Pansa ci tramanda le curiose leggende che legano alla tradizione fatti, anche naturali, di epoche lontane…
La penuria di alvei lacustri naturali viene, in parte, compensata dalla varietà della loro morfologia. Infatti, sebbene di minore estensione, possiamo annoverare il Lago Pantaniello generato, a considerevole quota tanto da detenere il record appenninico, lungo un cordone morenico ovvero un accumulo di detriti, di varia pezzatura e consistenza, con il quale l’ultima glaciazione ha marcato la sua presenza nell’alta Val Chiarano. La severa cornice ambientale, tra ordinate successioni di sentieramenti da pascolo e rocchi di pietra, testimoniano il perché di un’arginatura forzata, voluta dai pastori che tentano di contendere alla calura estiva la naturale evaporazione prima responsabile della modesta dimensione che, infatti, è estesa poco più di duecentocinquanta metri.
Il sillabo, o inventario che dir si voglia, dei laghi d’Abruzzo sembra terminare qui ed è dunque, forse il momento di chiedersi il perché. Beh, la risposta è un po’ complessa ed esula, certamente, da queste pagine, Tuttavia, un motivo, tra i tanti può essere dichiarato poiché è alla base della loro peculiare connotazione morfologica, ovvero quella carsica.
Difatti, nei massicci carbonatici del nostro Appennino queste modeste depressioni subcircolari, dette appunto laghetti carsici, sono ben presenti e numerose. Se volete vederle andate sul Gran Sasso e lungo il piano carsico di Campo Imperatore, o in quelli limitrofi, meno estesi ma non per questo meno interessanti, e così non avrete che l’imbarazzo della scelta. Un solo suggerimento: andateci ad inizio estate, poco dopo lo scioglimento delle nevi invernali, poiché la loro vita è breve e in autunno sono già ridotti ad esili pantani.
Avviene, lo diciamo per condire il discorso con qualche annotazione più tecnica, che la dissoluzione dei calcari ha prodotto dei residui insolubili, che hanno finito per raccogliersi e sedimentarsi sul fondo delle molte doline che qui si sviluppano. Dunque, l’acqua non può più defluire attraverso i naturali meati della roccia e permane a lungo, ma non in misura indefinita, sufficiente comunque a ristorare le greggi al pascolo. L’attività dell’uomo ha poi rialzato l’argine naturale nel tentativo di prolungare il più possibile la permanenza del necessario umore.
Laghetti effimeri vengono definiti, e ne trovate sul Morrone, sul Piano delle Rocche, ove toponimo di Puzza Callara, che il topografo piemontese ha italianizzato in Pozzo Caldaio, (che) indica la zona di assorbimento di copiose acque che vengono restituite al giorno nella sottostante Risorgenza di Stiffe, oppure ai Prati del Sirente a confermare che la sua origine è solo quella carsica e non quella che altrove è stata millantata. Oltre al Lago San Raniero, nei pressi di Civita di Bagno, non possiamo chiudere la rassegna senza citare il profondo lago Sinizzo nei pressi di San Demetrio ne Vestini.
La rassegna si chiude, alfine, qui. Ma non è corretto poiché altre alvei, in Abruzzo sono ben presenti e sono quelli che l’uomo ha creato ben soddisfare la propria fame di energia. Ed ha iniziato a ricostruire l’antico alveo del lago di Campotosto, con oltre quattordici km quadrati di superficie; si è detto ricostituire poiché il precedente si era, lentamente e per naturali eventi, trasformato in torbiera. Altri alvei, tutti rigorosamente artificiali, hanno vari nomi e collocazioni e qui li citiamo tanto per dare completezza al nostro racconto: Provvidenza; Penne; Sant’Angelo di Casoli; Bomba-Villa Santa Maria; Barrea; Montagna Spaccata; San Domenico a Villalago; Talvacchia; Capo d’Acqua; Salto Pescara I, II e III.
All’inizio del discorso si era detto che, sull’argomento, il nostro Abruzzo aveva qualcosa di significativo: il lago Fucino, o lago di Celano, era il terzo d’Italia per estensione. Regimato dai romani nel I sec. d.C., nella metà dell’800 viene definitivamente drenato, bonificato e l’immenso alveo destinato all’agricoltura. Le vicende, nello specifico, sono complesse ed un pentimento, ambientale quanto economico, affiora ogni tanto nelle considerazioni del geografi. Ma questo è un altro racconto.
Ezio Burri