La chiesa di Santo Stefano e il suo ambone
Tra le colline della campagna pescarese ci sono molti piccoli paesi dai nomi curiosi e poco noti, di solito non presenti negli itinerari classici del turismo abruzzese. Sono proprio questi luoghi che vanno invece visitati ed esplorati con cura se si vuole rimanere piacevolmente sorpresi da piccoli e grandi tesori dei quali si ignorava l’esistenza. Cugnoli è uno di questi borghi da scoprire.
Dall’alto del suo colle, che si affaccia sulla valletta del Cigno, il paese svela ancora evidente, nonostante le trasformazioni e le costruzioni successive, il suo aspetto di borgo fortificato. I muraglioni inclinati su cui poggiano le case più esterne del paese sono infatti quel che resta dell’antica cinta di mura. Addentrandosi nel centro storico, dove ancora si possono vedere edifici del Quattrocento e del Cinquecento, si incontra la chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano Martire. La chiesa risale al XIII secolo, ma sulla facciata intonacata si vedono un portale e una finestra, entrambi con uno stemma al centro, che sono invece state aggiunte alla fine del Cinquecento. Sulla sinistra è murata una lastra di pietra decorata da un bassorilievo che raffigura il toro alato, simbolo dell’Evangelista Luca, risalente probabilmente al XII secolo. L’interno svela al visitatore il suo volto barocco, con delle decorazioni a stucco abbastanza modeste opera dell’architetto e stuccatore lombardo Giovan Battista Gianni, che fu molto attivo in Abruzzo. La chiesa risulterebbe in sostanza abbastanza anonima se non vi fosse conservato uno dei pezzi più pregevoli della scultura abruzzese nel periodo romanico: un ambone del 1166 considerato l’ultima delle opere dello scultore Nicodemo, del quale sono forse più noti i capolavori creati per Santa Maria in Valle Porclaneta presso Rosciolo, nel 1150, e per Santa Maria del Lago a Moscufo, nel 1159.
Ambone di Nicodemo
Questa meraviglia dell’arte medievale è uno dei tipici elementi d’arredo delle chiese di quel periodo e ovviamente appare del tutto estraneo alla chiesa dove si trova oggi. Infatti giunse qui nel 1528 allorché fu smontato e rimosso dalla chiesa di San Pietro dove era nato. Del resto non poteva appartenere a questa chiesa, che fu costruita un secolo più tardi dell’ambone. Curiosando attorno a questo capolavoro si scopre facilmente un’iscrizione sulla lastra del davanzale che è rivolta verso l’altare; essa svela che l’opera fu fatta realizzare dall’abate Rainaldo, lo stesso che commissionò l’ambone di Moscufo. Il fatto che sia stata prodotta da Nicodemo viene determinato dagli storici dell’arte grazie alla somiglianza di stile con gli altri amboni. Questo di Cugnoli illustra la fase matura del suo percorso artistico, iniziato a Rosciolo sedici anni prima nella collaborazione con Maestro Roberto. Prima ancora quest’ultimo era stato l’autore, lavorando col padre Ruggiero, del ciborio di San Clemente Vomano.
Se si è avuta occasione di visitare le altre due chiese citate, questo ambone sembrerà in apparenza una copia degli altri due, ma non è così: ad un occhio curioso svela differenze che si spiegano con i sette anni trascorsi tra le due opere. Nicodemo cresce artisticamente e matura le sue certezze, cambiando qualcosa nelle simbologie, per tornare alla semplicità della prima opera di Santa Maria in Valle. Restano sempre presenti i temi classici come i riquadri sovrapposti dove sono raffigurate le imprese di David, che affronta ora un leone ora un orso, gli affascinanti ed enigmatici intrecci di rami e fronde nelle quali sono intrappolati uomini e animali fantastici. Ma compaiono anche motivi geometrici come temi a rombi e triangoli. Se si è affascinati da questo genere di arte sarà stimolante andare a visitare le altre due chiese cercando di scorgere, negli altri due amboni di Nicodemo, le somiglianze e le differenze. Curiosa ma motivata da esigenze canoniche la presenza di due lettorini, uno dei quali purtroppo danneggiato, ossia i supporti dei leggii usati per poggiare i testi sacri da leggere. Vi si sovrappongono a due a due i simboli degli Evangelisti: nel lettorino integro si vedono l’angelo di San Matteo che regge il leggio sulla sua testa, e sotto di lui il leone di San Marco. Nell’altro, sopra al toro di San Luca, che è ancora conservato, doveva esserci l’aquila di San Giovanni che reggeva il leggio.
Interno e tesori d’arte
Statua della Madonna con Bambino
Ma l’ambone non è l’unico tesoro d’arte di questa chiesa. Ci sono numerose sculture di grande pregio come quella in legno dipinto che raffigura l’Annunciazione e un piccolo Crocifisso anch’esso in legno, entrambi del XV secolo, e una Madonna col Bambino in terracotta, più recente. Di qualità ancora maggiore appaiono le due statue che assieme vanno a comporre la scena dell’Annunciazione, ovvero l’Angelo annunziante e la Madonna annunziata. In chiesa ci sono anche alcune pitture come la bella Madonna col Bambino, contornata da una tela del Seicento con le Storiette dei Misteri, dalle quali manca purtroppo il pannello centrale che raffigurava il Rosario. Le altre due tele, datate 1748, mostrano una Madonna Addolorata tra i Santi Paolo e Stefano, e una Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Andrea. Sono entrambe opere di Domenico Gizzonio, un discreto pittore nativo della vicina Roccacasale. Se si è incuriositi dal suo stile si possono visitare altre opere a Pratola Peligna, Corfinio, Sulmona, e nell’eremo di Santo Spirito a Maiella.
Galleria fotografica
Tutte le immagini della Chiesa di Santo Stefano
Nei dintorni
Per restare in tema di arte, da Cugnoli si raggiungono rapidamente due tra i migliori esempi di Barocco abruzzese, che si trovano a Pietranico e Alanno. Oppure si può fare un salto nella natura salendo a Forca di Penne.
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