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frazione di: Cortino (Te) area: Monti della Laga
Elce, comune situato a 840 metri sul livello del mare, è formato da una ventina di nuclei familiari, con 41 abitanti complessivi. Teramo è lontana 24 chilometri e Pagliaroli appena 2 chilometri. Nel 1950 vi abitavano trecento residenti, che in totale formavano ben 45 nuclei familiari, grazie all’agricoltura e all’allevamento di ancor più di duemila ovini, 500 bovini e almeno 80 cavalli; oggi sono appena 48, perché molta gente decise di emigrare verso l’Agro Romano ma anche nel Nuovo Continente, in particolare verso il Canada. Elce è tagliata in due parti da un fosso originato naturalmente e si sono pertanto formate due diverse zone: Elce “di qua” (che è molto più vasta) ed Elce “di là”; qui è presente una parrocchiale costruita in onore di San Carlo, che ha dato luogo anche al nome della piccola piazza, appunto “Piazza San Carlo”.
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Il 2 del mese di ottobre, Pietro e Teutone (III ?), eredi del deceduto Teutone, insieme a Gualtiero, erede del deceduto Gualtiero (un altro dei consanguinei morti) offrono in dono alla chiesa aprutina i propri averi nelle zone di “San Lorenzo”, tra cui anche la zona della parrocchia in onore proprio del santo e le rispettive pertinenze, che già erano proprietà di Guilberto di Teutone. 1056
Rivendicazione da parte della chiesa aprutina di un terreno di 45000 passi che erano stati occupati illecitamente dai Teutoneschi, in cui uno dei limiti di confine è formato da “Polecciano” (F. Savini, Cartulario). 1295
L’Ateneo di Scalelli elegge sindaco procuratore e nunzio speciale Giovanni Canci “de Ilice”, con il compito di presentarsi dinanzi il giudice di Teramo con il portavoce di Rocca di Padula per prendere parte alla disputa che ha come oggetto la proprietà della valle di “Ruie” e della valle di “Flaviano” e rispettive pertinenze. Il documento è stipulato dal notaio Meliorato di Vincenzo de “Comegano” de Scalelli alla presenza di Roberto di Fronto Giudice a Contratti (A.S.Te, Fondo Delfico, Perg. N.18). 1297
I primi cittadini di Teramo e di Amatrice giungono ad un accordo circa i limiti dei propri ambiti giurisdizionali decidendo che “Scalelle”, che comprendeva anche Elce, dipendeva dalla giurisdizione di Teramo (A.S.Te – Fondo Delfico; Perg. n. 19). 1360
Secondo il Notaio Jacobo Matthei de Rocca Totonisca, il protettore della parrocchia di San Giorgio de Casellis de Fronti è Angelo de Ylice (F. Savini, Bullarium, P.II Pag. 146 – 147). 1499
Il 16 del mese di febbraio viene rilasciata dall’episcopo F. Porcelli una bolla a favore della chiesa di Elce, esibita dal Duca Andrea-Matteo Acquaviva barone di Roseto. 1526
Il documento censuale voluto dall’episcopo F. Cherigatto chiarisce che le chiese di San Lorenzo di “Ilice” e di San Martino, che si trovano nell’ambito della cappella di Pagliaroli, devono pagare un tributo rappresentato da 18 e 7 lucchesi, e da una focaccia e un fegato. 1636
Trattato di pace tra Marco D’Andrea e compagni e Gio. Domenico di Fabio e compagni di Elce, Cajano e Piano (Fiumata) (A.S.Ch – Not. Maurizio Cortellini di Cervaro). 1600
Storie tramandate nel tempo di generazioni in generazioni raccontano che un ragazzo chiamato Domenico, ma conosciuto meglio come “Fillalonga”, figlio di un tale di nome Baniuccio, per sua volontà partì verso l’agro romano attraversando il Monte Gorzano. Però, probabilmente per il forte affaticamento, continuò il suo peregrinare con un cavallo che trovò al pascolo sul monte. Ma i padroni della bestia, che risiedevano a Pagliaroli, imposero al genitore dello sprovveduto ragazzo il pagamento dell’animale e la rispettiva sanzione. Baniuccio che però non aveva i “lucchesi” per potersi sdebitare, così rispose agli uomini che gli chiedevano il denaro: “Quando Fillalonga è partito gli ho detto vai con il nome di Dio, se invece Fillalonga è andato con il nome del Diavolo, io non posso farci niente” 1682
Il caporale Sinibaldo Candelori di Elce, residente in Valle San Giovanni, con i suoi fondi crea il beneficio di San Lorenzo nella parrocchia di questa zona. (A.S.Te., Not. G. Marcacci di Montorio). Dello stesso periodo sono anche i malviventi Giovanni di Gio.Camillo compagno di Santuccio di Froscia e Giacomo Polzo, entrambi di Elce. 1741
Sulla base dei documenti catastali del comune di Servillo risalenti al 1741, la “canna” di questa villa sembrava trovarsi al confine con una zona che veniva comunemente detta “3º dell’Elce” che giungeva fino al “Fosso Frontelle”, era dominata dal “Colle Castellano” e si trovava nei pressi della “Terra pennese”, il cui confine costeggiava il “Piano di Magninano”, che molto probabilmente rappresenta ciò che rimane di una separazione della vecchia proprietà di questa villa, rimasta deserta alla fine del XVI secolo, così come le ville che si trovavano nelle vicinanze. L’accertamento catastale venne firmato dal primo cittadino Crescenzo di Giantomaso e da Nicola Ostilj di Elce. 1787
Come documentato dall’atto del Notaio Scarselli di Montorio, stipulato nel palazzo dei Signori Candelori in Valle San Giovanni, Donna Annantonia Candelori, con l’approvazione del consorte che era anche il legittimo amministratore, Don Liborio Giannone di Montorio, vende in cambio di denaro alcune proprietà in questa zona che la sua famiglia gli aveva lasciato in eredità, ai residenti di Elce. 1790
Viene ratificato l’atto notarile col quale la Signora Donna Annamaria (?) Candelori in cambio di somme di denaro concede il diritto di enfiteusi perpetua ai residenti di Elce Francesco di Carlantonio Carlantonio di Giovannantonio Paolantonio di Giovanni Pietro di Giovanni Lorenzo di Giovanni Giovanni Augustilj Francesco di Gio. Andrea Francesco di Berardino Francesco di Giovanni Nardangelo di Bongrazio Diodoro di Gio. Tomaso Filippo d’Ignazio Carlantonio Paoletti Angelo di Marco Gio. Battista Paoletti (A.S.Te., Not. Matani D.S. di Macchia Roseto) 1799
Il 16 del mese di ottobre il curato di Elce, insieme agli altri parroci della chiesa aprutina, firma la dichiarazione di scomunica verso Don Donato De Donatis di Fioli. 1804
Ad Elce vivono 96 persone. 1807
Il primo cittadino di Elce, Giorgio di Gianvito, paga la somma di 22 ducati e 60 grana per l’approvvigionamento dei militari francesi che transitavano in quelle zone. 1816
Elce, che già apparteneva al Comprensorio di Montagna di Roseto del Ducato di Atri, è unita al comune di Cortino. Il 30 del mese di novembre, l’episcopo Francescantonio Nanni di Teramo riceve nuovamente la pensione – riconosciuta al clero nel 1795 – della somma di 20 ducati sul monte frumentario per la chiesa di Elce.
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Gli edifici del comune sono di epoca ottocentesca e quindi assai recenti. Visitando un’abitazione in pietra della seconda metà del Settecento si può ammirare un focolare di grandi dimensioni dalle fattezze antiche, ornato con busti angelici e il busto di una figura di uomo nella parte centrale, risalente al 1837. La parrocchiale di San Lorenzo, che recentemente ha subito dei lavori di ristrutturazione, ora sorge nello stesso punto in cui tempo fa si trovavano le rovine di un’antica chiesa. Internamente, sull’altare, spicca un quadro su tela capolavoro del Maestro Mario Bianchi, degli inizi degli anni Novanta (1992), portato a termine nel periodo successivo ai lavori che la chiesa ha subito sul tetto e sulle pareti per volere dei rappresentanti della Pro Loco, degni di ammirazione. All’interno della sacrestia si può ancora oggi ammirare un fonte battesimale con la forma che richiama la figura geometrica dell’ottagono su piede modellato secondo lo stile barocco. A est del borgo si trovano tuttora i resti di un’altra chiesa costruita in onore di Sant’Angelo; mentre ad ovest, a quasi un chilometro, si osservano i ruderi di quella dedicata a San Martino. Sul finire del XII secolo vicino Elce di Roseto c’era la villa di Poleciano, che andò in rovina nel corso dei secoli, ma che è ancora nelle memorie di un documento presumibilmente del 1056 scritto dall’episcopo Pietro III. Vicino al Tordino si incontrano i resti di Aquileja, o chiamata anche Lacunia o Lacunira, come ancora oggi raccontano i residenti della zona.
10 agosto
San Lorenzo
patrono del luogo, è festeggiato il 10 del mese di agosto.
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