Faieto
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Faieto

Faieto

Dati e curiosità

frazione di: Cortino (Te) area: Monti della Laga Origine del nome Il nome di questo piccolo borgo montano deriva dalla grande quantità di faggi che si trovano nei paraggi, invece non conosciamo nulla sulle sue origini, che sono troppo lontane nel tempo. Forse pure in mezzo a tali boschi di faggi ed abeti prima dell’anno Mille erano collocati i nascondigli di parecchie persone che provenivano dai paesini situati presso le rive del Vomano e del Tordino e che quindi erano spesso oggetto di invasioni e saccheggi da parte di Saraceni e altri stranieri. Però non essendoci codici e carte scritte al riguardo, si è costretti ad accontentarsi di tali informazioni che sono state tramandate dalla gente in età avanzata che è stata interpellata a proposito di queste vicende.

Introduzione

Il centro urbano, collocato a 630 metri sul livello del mare; Teramo e Pagliaroli sono lontani rispettivamente 16 e 9 chilometri. Originariamente Faieto era sorto oltre il corso d’acqua noto come “Fiumicello”; successivamente, per colpa di uno smottamento del terreno che travolse ogni abitazione, i residenti furono costretti a spostarsi nella zona in cui adesso si trova il borgo. Si racconta che la frana avvenne circa duecento anni fa e potrebbe anche esistere un collegamento tra la smottamento in questione e un forte sisma che colpì il gran Sasso nel 1703. Faieto nasce quindi sulla montagna che, per via di un luogo particolare lì presente, è chiamata “Piano delle Macchie”; sotto di essa sgorga un ruscello chiamato appunto comunemente “Fiumicello”, diramazione del fiume Tordino sul suo lato destro. In paese risiedono circa 150 persone e i casati famigliari più antichi sono: De Ambrosiis, D’Andrea, Brunozzi.

Storia

1134 
Gusberto o Guiberto di Suppone affida alla chiesa aprutina per mezzo dell’episcopo Guido II ogni suo avere presso Caiano, Nove, Padula, Cortina, Commoniano, Acquaviva, Colle Aiolesco, Gregano, Casanova e Faieto; entro i confini delle terre Montanara e Teoderadesca e fra le terre Totonesca e Teoderadesca in ville, chiese,… ed uomini (F.Savini, Cartulario, appendice). 1350 
Lalle II Camponeschi dell’Aquila acquista il titolo di conte di Montorio, al cui distretto in seguito sarà aggiunto pure il feudo di Fronto di cui fa parte anche Faieto. 1534 
La parrocchia di San Bartolomeo di Faieto è costretta a pagare il tributo di 5 some di grano all’abbazia di San Benedetto di Teramo. Il tributo è confermato anche quattro anni dopo. 1559 
Il 26 del mese di maggio, il Pontefice Paolo IV Carafa dei conti di Montorio in San Pietro, aggrega la parrocchia di San Bartolomeo di Faieto, posta sotto il controllo del conte di Montorio, alla collegiata di San Rocco di Montorio. 1585 
Il 4 del mese di Luglio, nell’aula chiamata dell’Università, posta dentro il chiostro del monastero di San Giovanni in Perulis, si svolgono le riunioni del parlamento dell’Ateneo di Frunti, formato dai rappresentanti della maggior parte del popolo, al fine di conferire ai primi cittadini nominati dal Luogotenente della Contea di Montorio, U.I.D. D. Berardino Tallutij, il potere di appellarsi alla deliberazione della Regia Corte in Napoli di investire nuovamente il nuovo conte Illustrissimo Signor D. Lelio Caracciolo di Vico del titolo di feudatario dello Stato di Montorio, in seguito al decesso senza eredi dell’ultimo conte D. Alfonso Carafa. Per tale ragione si pensa di fornire ai primi cittadini sopra citati determinati averi di proprietà della popolazione di Frunti, in modo che con la loro vendita si potesse racimolare il denaro utile per tornare in Demanio sotto l’unica protezione della Regia Corte, eliminando pertanto ogni obbligo feudale. Vi presero parte personalità come: l’Onorabile Camerario Tiburtius Montis e il Massaro Camillus Lodovici, Jo.Berardinum Nardutij, Petrum Cruciani, Mecum Nicolai, Cesarem Joannis, Jo.Dominicum Santoni, Camillum Mechi, Jo.Berardinum Andree, Malaspinam Constantini, Jo. Dominicum Constantini, Joannem Valentis, Andream Mattheum Pirleonis, e Angelum Alfontij. Ognuno di essi era originario di Faieto e qualcuno aveva delle masserie nella zona di Solignano anche in conf. con gli averi della parrocchia di Santa Maria di Solignano (A.S.Te., Not. Toxota G.D. di Montorio). 1614/1624 
La chiesa di Sant’Andrea di Faieto è aggregata alle chiese di Casanuova e di Collegilesco. 1693 
Sulla base di un documento redatto per affittare la riscossione dei tributi per estinzione di candela, il Massaro“Universitatis Frunti” risulta essere Gio. Andrea di Tomaso di Faieto (A.S.Te., Not. Marcacci G. di Montorio). 1700 
Il 10 del mese di luglio si assiste alla donazione da parte di Deaurata di Nicola Antonio di Faieto a Montorio verso la cappella del Rosario della parrocchia di San Giovenale di Villa Vallucci. 1720 
Anno in cui cominciano le molteplici iniziative creditizie del parroco D. Francesco Rofi di Crognaleto, parroco di Fajeto, verso i residenti del luogo, con il successivo trasloco di ogni componente della sua famiglia a Fajeto. 1735 
Paolantonio di Ignazio e Paolo di Rocco prestano la propria testimonianza a favore della parrocchia di Faieto affermando che essa aveva in proprietà un’area che misurava più di cinquanta tomolate ed era situata in contrada Cerqueto: tale appezzamento di terra confinava da un lato con la via che porta sul monte e dall’altro lato con il Fiumicello (A.S.Te., Not. Ricci G.A. di Teramo). 1806 
Villa Faieto vuole affermare la propria appartenenza di un bosco ceduo di circa sessanta tomoli, che si trova in mezzo alle contrade di Cerracchi Paglione e Pisciarelli, che era stato occupato illecitamente da Valle San Giovanni.

Da vedere

Il borgo, che è perlopiù risalente all’Ottocento ed epoche più recenti, ha soltanto poche costruzioni di età ancora più antica: ad esempio uno di essi possiede un corridoio sovrastato da volte che è sorretto da travi lignee. Lateralmente ad un atrio si osserva una cella che serve per ancorare i finimenti delle bestie da soma. La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea apostolo possiede nella parte frontale un piccolo campanile a vela per una coppia di campane, che è stato inserito successivamente. Sull’arco dell’atrio (a sesto pieno) è collocata un’incisione che fa riferimento all’anno 1519, però non è chiaro se l’edificio fu costruito in quell’epoca oppure se il portale fu unito in epoca successiva, come si è più propensi a pensare. Infatti, la parrocchia fu ingrandita nel 1880, con l’aggiunta del presbiterio, invece sino a quel momento l’odierno altare laterale era il solo altare della parrocchia; l’atrio era frontale e per tale ragione, come accennato prima, l’odierno atrio era soltanto una decorazione, nella parete rivolta verso il borgo. Sopra l’altare ai lati si può ammirare tuttora un bel quadro che raffigura la Sacra Famiglia, ma non si conosce l’artefice e nemmeno l’età storica in cui fu dipinto. Nel 1930 furono fatti lavori di ristrutturazione dentro l’edificio parrocchiale, invece i dipinti sul tetto furono realizzati nel 1937. L’altare principale e la balaustrata furono costruite interamente in granito, e ciò causò notevoli problemi per il trasporto di questi blocchi di pietra dal peso non indifferente da Valle San Giovanni, attraverso dei viottoli stretti e tortuosi generalmente utilizzati per il passaggio dei muli. La pala dell’altare posto al centro, che raffigura una Madonna del Rosario, si presenta come un capolavoro davvero particolare perché rappresenta i normali ritratti di San Domenico e Santa Caterina, e in posizione centrale spicca l’immagine di una bambina che tiene in mano un vaso che contiene delle corone floreali, con gli occhi fissi sulla figura di San Domenico. Queste immagini sono circondate da piccoli pannelli che rappresentano i quindici misteri del Rosario. Si pensa che tale capolavoro sia frutto della creatività di Lorenzo Di Paolantonio, però risultano ignote sia l’età storica che ogni altra incisione. La Via Crucis è rappresentata su un mero supporto cartaceo e contiene delle scritte in lingua latina e spagnola e il tavolo della sagrestia risale al 1850. Sulla parte frontale dell’edificio, su un campanile a vela sono presenti una coppia di campane, di cui quella più minuta è stata fusa per l’ennesima volta intorno al 1890, invece la campana dalle dimensioni maggiori contiene una scritta che dice: X.H.X.R.X.IP. + AVE M G P D T B T I M E B F V T + MSSO + D Z PL, che vuol dire: “Cristus homo Christus Rex Christus Imperator + Ave Maria gratia plena Dominus tecum benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui + 1550 + Dominicus Zotti Plebanus”. La chiesa di Sant’Egidio risale invece al 1921.
Chiesa di Sant’Andrea

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Eventi

2-4 agosto
Sant’Andrea
I festeggiamenti in onore del santo patrono, Sant’Andrea, avvengono il 2, 3 e 4 del mese di agosto.

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