L’impressionante castello appartenente ai marchesi Lazzeroni, dalla ricca struttura che si sviluppa intorno all’accurato cortile dotato di colonne, è uno dei pochi esemplari di abitazioni fortificate della regione che si sono mantenute bene nel tempo e che sono usate. Per quello che riguarda il suo profilo architettonico e in maniera più stretta quello che riguarda gli assedi esso si impone non solo in ambito locale, ma in tutto il territorio italiano. La non regolarità della pianta, imposta anche dal adattamento necessario alla tipica conformazione montuosa del luogo, è testimonianza delle fasi di perfezionamento avvenute successivamente che dall’impianto in prevalenza militare hanno portato al presente castello-dimora, cui è ispirato il colonnato su due piani che chiude il lato che dà verso il paese. L’entrata situata a nord-est è anticipata da un notevole muro estremo di difesa al quale si giunge dalla piazza di fronte tramite uno dei pochi ponti levatoi sopravvissuti in Abruzzo, che scavalca il fossato, tuttora individuabile, che difendeva i fronti più indifesi dell’edificio. Dal muro estremo di difesa si ha accesso ai massicci bastioni che, riparati da un muro fornito di merli, abbracciano il castello lungo i lati maggiori e prendono la forma di torri circolari agli spigoli ovest, est e nord e raffigurano nell’ultimo angolo una specie di puntone. Lo scalone a giorno, imponente e spettacolare, è collocato nel cortile sul fianco nord-ovest e porta al primo livello, la cui esistenza, consueta in esemplari del Lazio e della Toscana, è piuttosto infrequente in Abruzzo. La struttura a sud-est è contraddistinta da un notevole colonnato a due ordini, con quattro archi a tutto sesto al piano superiore e altri quattro archi ogivali verso l’esterno, all’altezza del cortile. Particolarmente pregiato è il pozzo di forma quadrata. Il castello fortificato, situato a 653 metri sul livello del mare nella Valle Subequana, fu costruito nuovamente nel 1328, come testimonia una lapide, e appartenne a Isabella, contessa di Celano. Braccio da Montone lo distrusse nel 1462 e successivamente passò dai Piccolomini, proprietari nel 1463, ai Barberini che fino al 1806 ne mantennero la proprietà.
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