Gli stabilimenti balneari incrociano le braccia: tre giornate di fuoco in Abruzzo

Gli stabilimenti balneari di tutta Italia, Abruzzo compreso, si preparano alla protesta a oltranza. La decisione contro l’immobilità del Governo centrale.

La questione degli stabilimenti balneari, è una di quelle che più di altre, sta infiammando un’estate che non è resa torrida solo dalle temperature meteorologiche ma dal clima d’incertezza che ammanta tutta la categoria. Si torna infatti a parlare della mancanza del rinnovo delle concessioni e della situazione di costante incertezza, entro la quale i balneari si sono ritrovati a dover affrontare l’estate.

Ombrelloni chiusi in Abruzzo inabruzzo.it
Ombrelloni chiusi in Abruzzo inabruzzo.it

Come spesso accade, si tende a mutare argomenti controversi in vere e proprie battaglie ideologiche: c’è chi vede negli stabilimenti balneari pura illiceità e chi invece, nota come tanti dei problemi degli stabilimenti, non dipendano direttamente dai gestori quanto da una normativa inesistente in materia. E con le coste d’Abruzzo che vengono invase dai turisti e dai locali, i balneari prendono la scelta più difficile: scioperare.

I motivi dello sciopero

Ci si prepara a uno sciopero a oltranza, per tutti gli appartenenti alla categoria dei balneari. L’iniziativa è stata indetta dalle associazioni Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti Fonte ed è stata definita “sciopero degli ombrelloni”. Verrà messa in atto la chiusura degli ombrelloni per alcune ore, ogni giorno, con un ammontare di ore sempre crescente. L’obiettivo è protestare direttamente contro il Governo Meloni.

I motivi dello sciopero inabruzzo.it
I motivi dello sciopero inabruzzo.it

Lo sciopero inizia il 9 agosto e durerà, per la prima giornata, dalle 7.30 alle 9.30. Nel caso non arrivino risposte dal Governo, si procederà alla chiusura il 19 agosto per ben quattro ore, dalle 7.30 alle 11.30. Si proseguirà, sempre in caso di mancato interesse, alla chiusura il 29 agosto per ben otto ore, praticamente l’intera giornata lavorativa, dalle 7.30 alle 15.30.

Il motivo della protesta, è legato dunque alla fissità con cui il Governo italiano, ha guardato e accolto le misure europee, che avrebbero dovuto normare i criteri per la stesura di nuovi bandi, utili a rinnovare le convenzioni balneari, una materia che in Italia è sempre stata spinosa e ha visto sostenitori e detrattori. A distanza di due anni dall’emanazione delle indicazioni europee, nessun Governo ha preso in mano la faccenda, lasciando i lavoratori in un limbo estenuante.

Quando Fratelli d’Italia era all’opposizione, fu l’unico partito a schierarsi contro la direttiva europea Bolkestein, sulla liberalizzazione delle concessioni e, una volta al Governo, Giorgia Meloni aveva promesso che si sarebbe impegnata affinché i rinnovi delle concessioni salvaguardassero la continuità dei titolari, evitando le gare d’appalto richieste dall’Europa. Nonostante ciò però, dal Governo non è ancora arrivata nessuna misura concreta.

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