L’incredibile “Miracolo de lu Lope”, una delle tradizioni più controverse e antiche dell’Abruzzo. Il collegamento con San Domenico e il riconoscimento dell’evento come Patrimonio Immateriale.
Quando la tradizione incontra la fede, in Abruzzo sono tante le opportunità che si aprono e che permettono di immergersi in alcune delle usanze più profonde e catartiche che la Regione possa offrire, che affondano le loro radici in periodi estremamente distanti ma che, per questioni culturali magari, continuano a essere molto sentiti. Un caso emblematico è sicuramente il Miracolo di San Domenico, anche noto in dialetto come “Miracolo de lu Lope”.
Nel piccolo comune di Pretoro in provincia di Chieti, ogni anno ricorre una delle tradizioni religiose più peculiari che è possibile trovare per tutto lo stivale, una tradizione fatta di costumi e racconti, di leggende che risalgono a tempi mai dimenticati e che, per la loro natura, finiscono con l’essere anche controversi. Il culto di San Domenico è infatti sentito in varie zone dell’Abruzzo, come per esempio Cocullo in provincia di L’Aquila.
Tra lupi e serpenti
Due tradizioni abruzzesi sono, ancora oggi, al centro di tante discussioni anche se, per gli abitanti delle città in cui queste vengono celebrate, non v’è dubbio che si tratti di atti di devozione cieca verso una figura che in Abruzzo ha messo radici: San Domenico. Il culto del Santo nasce da varie leggende, anche se diversi antropologi pensano che questo sia giunto come sostituto del culto della dea Angizia.
A Pretoro in provincia di Chieti, la celebrazione che si svolge ogni anno è quella del “miracolo de lu lope”. La leggenda narra infatti che, tra i boschi della Maiella, una coppia di boscaioli era alla ricerca del figlioletto, rapito da un lupo. San Domenico, commosso dalla disperata ricerca dei boscaioli, fermò la corsa del lupo parlandogli e facendogli riportare indietro il figlioletto.
Durante la festa, viene messa in scena proprio la scena del salvataggio del bambino dal lupo a opera del Santo, una rappresentazione che continua a commuovere ed emozionare con attori che si tramandano il ruolo di padre in figlio. Il bambino rapito viene interpretato dall’ultimo bimbo nato in paese nel mese di Febbraio mentre la voce fuori campo di Fraticelli scandisce il ritmo delle vicende.
A Cocullo invece, in provincia di L’Aquila, la tradizione dei serpari è forse ancor più particolare. Secondo la leggenda, San Domenico, dopo aver soggiornato a Cocullo avrebbe lasciato un dente cavatosi, che andò a soppiantare il rito della dea Angizia, sempre legata alla protezione dai veleni. Per questo motivo, i riti in onore iniziano quando, allo sciogliersi delle nevi invernali, i serpari catturano dei serpenti (non velenosi) e li custodiscono all’interno di scatole di legno per 15.20 giorni, nutrendoli con topi e uova sode.