L’incidente di Schumacher ha lasciato aperte le porte a molte domande, ma una più di tutte: arriva una confessione imbarazzante per i fan
Capita spesso nella vita di essere di fronte ad un bivio, lo sport non fa differenza e la storia di Michael Schumacher lo insegna a tutti. Molti, subito dopo l’incidente del 29 dicembre sulle nevi di Méribel, si sono chiesti perché. Aveva semplicemente scelto di tagliare su un’altra pista, in una zona che conosceva bene, ed è successa la tragedia.
Ma anche prima, sono state sliding doors continue. Nessuno sa ad esempio cosa sarebbe successo senza l’incidente mortale di Ayrton Senna in quel maledetto 1° maggio di trent’anni fa. Il brasiliano voleva lasciare la Williams, c’era già una bozza di accordo con la Ferrari, lo schianto a Imola ha riscritto la storia.
Così Gianni Agnelli in prima persona ha puntato sul giovane campione tedesco che aveva fatto tanto bene alla Benetton. E da lì è partito l’ultimo ciclo vincente di Maranello che sull’onda lunga dei trionfi fino al 2004 ha regalato anche il titolo di tre anni dopo a Kimi Raikkonen.
Questione di scelte e di opportunità, quindi. Come quando il Kaiser della Formula 1 decise di appendere il casco al chiodo perché il suo tempo alla Ferrari era finito. Tre anni dopo però firmò con la Mercedes che invece aveva una storia da ricostruire. Tante difficoltà all’inizio, solo un podio per lui con un terzo posto nel 2012 a Valencia. Eppure nessuno può negare che il dominio degli anni successivi sia nato con lui.
In alcune occasioni, dopo essersi ritirato definitivamente nel 2012, aveva spiegato che non si vedeva nel ruolo di team principal e quindi stava riflettendo sul futuro. Però sarebbe stato un consulente eccezionale per Maranello o per la Mercedes che lo aveva convinto a tornare. Quel ruolo che per anni ha ricoperto Niki Lauda prima della sua malattia.
E sarebbe stato anche un consigliere prezioso per suo figlio Mick che allora era ancora troppo giovane per puntare sulla Formula 1 come ha fatto dal 2021 in poi. Oggi però si deve ‘accontentare’ di correre nel WEC con la Alpine aspettando una nuova chiamata dal mondo che per lui conta di più.
Tutti condizionali, perché la vita di Schumi e della sua famiglia da più di dieci anni è profondamente cambiata. C’è però un’altra domanda che resta sospesa, quella che si fanno da sempre i tifosi. Hanno sette titoli mondiali a testa, ma è stato più grande Michael Schumacher oppure Lewis Hamilton?
In realtà è praticamente impossibile dirlo anche se i numeri ora pendono dalla parte del baronetto inglese. Una risposta però negli ultimi giorni è arrivata da parte di chi li ha conosciuti bene, perché nella sua carriera ha lavorato con entrambi.
James Vowles oggi è team principal della Williams ma durante la sua esperienza in Mercedes, dal 2010 al 2021, è stato a stretto contatto prima con Schumi e poi con Lewis. Intervistato dal podcast High Performance è stato chiaro: secondo lui è meglio l’inglese.
“Hamilton era ed è ancora oggi il pilota con più talento naturale con cui abbia mai lavorato, compreso anche Schumacher. La mentalità di Lewis all’epoca era brillante, voleva vincere ogni gara a tutti i costi. Ma oggi, se gli parli oggi, accetta anche un secondo o terzo posto. Sono tutti piazzamenti buoni per vincere i campionati”. Una confessione che non piacerà ai tifosi ferraristi in generale e a quelli di Schumacher in particolare.
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