Il comportamento del calciatore, che ha rischiato di condizionare negativamente la squadra, è stato stigmatizzato dalla società
Si parla sempre della necessità, per qualsiasi gruppo-squadra che voglia raggiungere gli obiettivi prefissati, di remare tutti dalla stessa parte. Di accantonare gli interessi personali nel nome del bene collettivo. Di fare, magari, anche buon viso a cattivo gioco. Pur di non rischiare di dare un esempio sbagliato. La mancanza di professionalità, che può esprimersi in molteplici circostanze ed episodi, porta poi normalmente anche a delle conseguenze personali, che basterebbero come deterrente per chiunque.
Nel caso del calciatore classe ’97 che, alla vigilia di una gara importante per la stagione, non si è presentato all’allenamento senza dare notizie di sé, evidentemente tutto questo non era chiaro. Oppure lo era, ma il diretto interessato ha implicitamente accettato di pagare lo scotto delle sue azioni. Cosa che puntualmente è avvenuta con una ferma decisione da parte del club. Che ha dato seguito al primo comunicato emesso nel giorno del ‘fattaccio’.
“La Società A.C. Carpi rende noto come il calciatore 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗗’𝗢𝗿𝘀𝗶, senza alcun permesso concordato con la scrivente, abbia scelto di non presentarsi alla seduta d’allenamento in data odierna“, si legge nella nota emessa venerdì 26 gennaio. “La Dirigenza, tenuto conto della condotta del proprio tesserato, ha provveduto a convocare l’atleta per la seduta di domani. Che si ritiene importante ai fini del raggiungimento degli obiettivi stagionali“, si prosegue.
Il comunicato ha poi intimato al giocatore di “tenere fede agli impegni presi alla sottoscrizione dell’accordo. In caso di ulteriori inadempienze l’AC Carpi […] si vedrà costretta a prendere provvedimenti ufficiali per tutelare i propri interessi“, concludeva il post sul profilo ufficiale Facebook.
Il match immediatamente seguente all’atto di insubordinazione vedeva il club biancorosso – caduto in disgrazia in Serie D dopo aver provato l’ebbrezza della Serie A nel 2015/16 – impegnato tra le mura amiche contro la Pistoiese. Una gara, peraltro vinta dalla compagine emiliana col punteggio di 3-2, che ha visto la mancata convocazione di D’Orsi, punito in modo esemplare dalla dirigenza.
E dire che il romano mancino, spesso e volentieri titolare in stagione, era stato fino a quel momento tra i più positivi della squadra, potendo vantare anche delle statistiche personali ottime. Un gol e ben sei assist il fatturato fino alla ribellione di quel venerdì. Un gesto che, finora, non ha ancora avuto una sua spiegazione.
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