Non si può lavorare nemmeno in Abruzzo a causa delle temperature: le categorie a rischio e cosa dice la normativa

I lavoratori abruzzesi non possono continuare a lavorare sotto il sole, durante le ore più calde. Arriva la richiesta formale da parte dei sindacati alla Regione.

L’estate è una stagione che, per molti, rappresenta sicuramente un momento di relax in cui pensare soltanto a stendersi sotto al sole o all’ombra di un ombrellone, per godere del caldo stagionale, stemperando tutto con un bel tuffo in mare o in piscina, mentre si sorseggia una bibita fresca. C’è chi invece, sotto il sole deve continuare a starci ma per motivi diversi, di natura lavorativa. Le condizioni però, sono critiche.

Troppo caldo per lavorare inabruzzo.it
Troppo caldo per lavorare inabruzzo.it

Quella 2024, da molti viene etichettata come una delle estati più torride a memoria d’uomo: non solo i picchi di caldo ma anche la mancanza di precipitazioni che riescano a regalare freschezza, sono fattori che contribuiscono alla spossatezza di chi sotto il sole deve lavorarci. E proprio per andare incontro alle esigenze dei lavoratori abruzzesi, arriva la richiesta dei sindacati alla Regione.

Ecco cosa hanno chiesto

Non si può, non si deve mai mettere a repentaglio la salute di un lavoratore sul posto di lavoro. Per questo motivo, in una nota congiunta, firmata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, viene lanciato un appello alla Regione, per evidenziare le problematiche di tutti quei lavoratori, tra chi lavora nei campi e chi nei cantieri, che nonostante le temperature proibitive, si ritrovano a svolgere turni di lavoro anche durante le ore più calde.

La nota dei sindacati inabruzzo.it
La nota dei sindacati inabruzzo.it

Come evidenziato nella nota, una condotta simile potrebbe rivelarsi rischiosa per la salute del lavoratore, che rischierebbe tachicardia, disidratazione, cali di pressione e malori, il tutto ovviamente amplificato in caso di patologie pregresse. La richiesta dei sindacati alla Regione, è quella che venga emanata un’ordinanza per interrompere le attività lavorative, soprattutto per il settore edile e quello agricolo, quando il caldo eccessivo potrebbe rivelarsi deleterio per la salute dei lavoratori.

Non viene necessariamente richiesta una normativa ex novo, quanto più l’applicazione di norme già esistenti. Vi è infatti una normativa che prevede di fermare i cantieri in caso di situazioni di disagio, affinché vengano tutelate la sicurezza e la salute dei lavoratori. Ciò che mancherebbe, sarebbe una diffusione capillare della normativa, in una situazione in cui ogni Comune si ritrova invece a poter decidere autonomamente.

Per quanto riguarda i parametri da adottare, per stabilire quando un cantiere sia da fermare e quando no, è già in giro una circolare dell’Inps che precisa che, quando la temperatura superi i 35 gradi centigradi, fossero anche solo percepiti, unitamente all’impossibilità di operare in luoghi protetti dal sole, dovrebbe scattare la cassa integrazione per i lavoratori.

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