L’impressionante borgo fortificato di Ocre, collocato sulla cima di un rilievo da cui sovrasta la Valle dell’Aterno per controllare strategicamente i passaggi verso l’altopiano delle Rocche, è un esempio di notevole interesse per la straordinaria ubicazione paesaggistica, per il rapporto anomalo con il più ridotto castello-recinto di Fossa, posto un po’ più in basso, e per l’esistenza, dentro la cerchia muraria, completamente conservatasi per quanto riguarda il suo perimetro, di un impianto urbano ben determinato sebbene esiguo. Il perimetro fortificato mostra una pianta all’incirca a forma di triangolo, che si adatta perfettamente al luogo, con le mura costruite in pietra di calcare spezzate da torrioni di forma quadrata. Sulla fiancata occidentale, vicino al torrione d’angolo, è collocato il solo ingresso contrassegnato dalla severa porta a sesto acuto, databile al Duecento, custodita da un impianto difensivo a tiro in crociato e aperta in una parete corta posta perpendicolarmente alla cortina. La torre presenta, sul lato vicino all’entrata, un’interessante feritoia a foro circolare per sparare con l’archibugio, situata a livello della via d’ingresso. Non troppo distante dall’ingresso si può riconoscere il poco che resta di un torrione di forma semicircolare, leggermente in pendio, dalle origini insicure, ma probabilmente con compito di semplice muro estremo di difesa. Il tratto murario a nord-est, sprovvisto di specifiche accortezze di difesa, ha un’elevazione ridotta poiché è protetto dallo strapiombo rocciosa in maniera naturale; infatti è spezzato da un solo torrione rompitratta, edificato all’incirca a metà della cortina, e finisce in corrispondenza dell’angolo a nord, con un torrione quadrato angolare. Il tratto murario a nord-occidente, che è maggiormente indifeso, mostra una maggiore difesa, con elevate cortine, concluso da due torrioni ad angolo e spezzato da un torrione di fiancheggiamento intermedio. Dentro al perimetro fortificato si possono riconoscere, anche se in completa rovina, le originarie dimore, prevalentemente costruite con la tecnica della casa-torre, da ricollegarsi alla funzione principalmente difensiva dell’intera struttura. L’impianto si sviluppa lungo quattro percorsi che convergono verso il vertice sud-orientale dell’area, dove i due tratti murari occidentale e orientale si incontrano in una specie di torrione puntone che ha il compito di fiancheggiamento nei confronti del tratto murario occidentale; in corrispondenza di questa parte estrema è collocata la chiesetta a tre piccole navate, divise da piloni di cui rimangono soltanto le basi di forma ottagonale, e abside semicircolare datata agli inizi del Trecento. Vicino al tratto murario sud sono state trovate tracce di un affresco di valore che raffigura una Madonna su un trono benedicente, poi rimosso e serbato nel Museo Nazionale dell’Aquila. Il castello fu distrutto verso la fine del Duecento dagli aquilani comandati da Cola dell’Isola e fu poi ricostruite e nuovamente preso d’assalto da Braccio da Montone nel 1423. Dopo diversi avvicendamenti e molti passaggi di proprietà il borgo fortificato declinò lentamente, probabilmente già a partire dal Cinquecento. Il castello è stato gravemente danneggiato dal sisma del 6aprile 2009 ed è attualmente inagibile.
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