L’antica rocca dei Piccolomini: struttura strategica tra le acque del Fucino. L’antico paese di Ortucchio è situato su una modesta altura che originariamente era una ramificazione collocata sul lago del Fucino e sicuramente la fama di questo pese è dovuta all’imponente castello che lo domina e che fu proprio Antonio Piccolomini d’Aragona a far costruire nel ‘400; esso subì ingenti danni durante il terremoto del 1915 ma essendo stato adeguatamente restaurato oggi torna a splendere in tutto il suo antico fascino. Precisamente il paese di Ortucchio sorge su un rilievo collinare che nello specifico è posto nel lato sud-orientale della famosissima Piana del Fucino e sicuramente quando si definisce questa posizione come “punto strategico “o “posizione di difesa” non si sta scherzando, infatti il lago era circondato da una fittissima rete di roccaforti che venivano ad essere utilizzate per controllare il territorio. Questa è nello specifico la suddivisione delle fortezze: nella porzione settentrionale c’era il castello Piccolomini di Celano, nella porzione di ovest c’era il castello Orsini – Colonna di Avezzano, a sud è presente la torre di Trasacco, a sud- est la rocca Piccolomini di Ortucchio, e infine nella porzione ad est le fortificazioni di Pescina e di Venere. Questo ingente numero di fortificazioni , erano disposte quasi a scacchiera: sicuramente chi è riuscito a vederle dall’alto si è reso conto del fatto che facevano parte di un piano difensivo realizzato con grande intelligenza, non a caso sorgevano nei punti che nel rispetto delle strategie potessero aiutare a difendere nel miglior modo possibile il lago e di sicuro , nel centro – sud è uno dei laghi più importanti proprio per questo motivo , paragonabile quasi ad uno degli sfruttati laghi del settentrione italiano . Di sicuro è stata proprio la fortezza di Ortucchio a garantire la difesa alla zona da quegli attacchi che non di rado provenivano dalle zone della Valle del Sangro, ma anche dalle Puglie o dalle zone Sannitiche o Napoletane. Il nome del paese “Ortucchio”, deriva dal latino “Hortus Aquarum” che letteralmente significa “Giardino delle acque” proprio in onore di questa sua particolare collocazione, e furono probabilmente i romani a dare questo nome al paese, in quanto esso costituiva una penisola appartenente al lago anche se poi con il progressivo innalzamento delle acque la penisola divenne una vera e propria isola: sembra quasi strano riferirsi ad un paese in questi termini . Certo è che anche le misure difensive furono potenziate dalle acque del lago per cui non ci fu la necessità impellente di irrobustire la struttura. Erano proprio le acque di questo bacino che infatti riempivano il fossato che era stato scavato intorno nella roccia e che fungevano da via d’accesso alla struttura, costituendo , insieme alle mura della fortezza una vera e propria peschiera dalle notevoli dimensioni che permettevano il passaggio ai livelli superiori della struttura. Anche all’interno del recinto fortificato è presente la roccia in cui è stata scavata sia la peschiera che i locali del livello inferiore che sono vicini ai due archi a sesto acuto; è proprio questa caratterizzante immersione nelle acque da parte dell’edificio che lo rende speciale , soprattutto perché nel panorama italiano risulta uno dei meglio difesi , almeno fino al prosciugamento del Fucino avvenuto nella seconda metà dell’ ‘800 da parte di Alessandro Torlonia che rispolverò un progetto di epoca romana che fu messo in pratica già per esempio sotto Giulio Cesare, ma senza sviluppi positivi , invece nel 1855, iniziarono seri lavori per il definitivo prosciugamento che in realtà però si conclusero dopo circa venti anni: il Fucino infatti, essendo privo di canali di scolo, aveva una superficie variabile , ed anche la sua profondità era soggetta a numerosi cambiamenti , e di sicuro questo fatto non era positivo per coloro che vivevano nelle sue vicinanze che dovevano fare spesso i conti con allagamenti immediati , soprattutto nei periodi in cui le piogge si facevano insistenti. Il prosciugamento fu accompagnato anche da un’opera di bonifica con la costruzione di canali per circa 285 chilometri e ponti ; questa realizzazione comportò una trasformazione radicale anche del settore economico e sociale della zona , tant’è che il 1950 vide la concretizzazione di una riforma agraria , con cui i terreni che prima erano soggetti ad allagamenti ora venivano assegnati ai contadini. “ANTONIUS PICHOLOMEUS
DE ARAGONIA AMALFIAE DUX
ATQUE CELANI COMES REGNI
SICILIAE MAGISTER IUSTICIARI
VS AD CONSERVANDUM IN
OFFITIO OPPIDANOS HANC
ARCEM EXTRUXIT
A FUNDAMNETIS
MCCCCLXXXVIII” . traduzione: “Antonio Piccolomini di Aragona, duca di Amalfi e di Celano, conte del Regno di Sicilia, gran giustiziere, costruì questa rocca dalle fondamenta per mantenere i cittadini in attività. 1488”. Questa iscrizione è stata designata come voluta dai Piccolomini come testimonianza del fatto che volevano lasciare integro l’antico mastio , anche se effettivamente essa non è una testimonianza sufficiente a garantire ciò. Di sicuro però questa iscrizione ha aiutato molto gli studiosi nella ricostruzione della storia di questa rocca : essa è collocata nella lapide in marmo che sovrasta il portale d’ingresso del castello , a cui si accede tramite il ponte levatoio che rappresenta l’unico concreto accesso alla struttura. Fu proprio il re Ferdinando I ad assegnare nel 1463 ad Antonio Piccolomini di Aragona la contea di Celano della quale faceva parte anche il paese di Ortucchio, tutto questo dopo che il regno di Napoli fu conquistato dagli aragonesi. La rocca, così com’è possibile vederla oggi fu costruita su una struttura fortificata preesistente che fu proprio papa Pio II a far distruggere perché potesse essere costruita la nuova struttura fortificata. L’unica porzione della precedente struttura che fu salvata fu proprio il mastio quadrato che divenne poi parte della nuova struttura che architettonicamente riprende il castello aragonese di Ortona e quello di Avezzano; è annoverabile tra i castelli che in questo periodo vengono ad essere costruiti nelle zone dell’Emilia Romagna, Marche, Toscana, d’impianto generalmente rettangolare con torrioni angolari. Secondo le fonti , Pio II ordinò proprio a Napoleone Orsini di distruggere il fortilizio precedente durante la guerra tra Ruggerotto Acclozamora , l’ultimo dei conti di Celano e della lunga dinastia dei conti dei Marsi e la madre Jacovella che il figlio vedeva come fedele alla casa aragonese, mentre egli era di fede angioina, dunque la fece imprigionare nel precedente edificio. La struttura è costituita da una spessa cinta muraria dalla forma trapezoidale che culmina in prossimità degli angoli con dei torrioni angolari cilindrici , notevolmente corrosi: di quello della porzione nord- ovest è visibile solo il basamento che secondo fonti non certe, fu abbattuto per lasciare il posto ad una nuova struttura , probabilmente una piazza, mai realizzata però. L’intera struttura è circondata, come è stato precedentemente evidenziato, da un fossato molto profondo , in parte scavato nella roccia, che veniva utilizzato come via d’accesso essendo collegato direttamente alle acque del lago che penetravano nei fossati del castello creando un approdo tramite il quale si inoltravano all’interno della cinta muraria riempiendo appunto la “peschiera” che veniva utilizzata come ricovero per le imbarcazioni , questo ambiente veniva utilizzato anche per accedere ai piani superiori del castello. Strano risulta essere l’ingresso al castello che è collocato su uno dei lati corti della struttura e non su uno dei lati lunghi come solitamente accade e probabilmente questo aspetto è ereditato dalla struttura precedente. All’interno del castello ancora oggi sono visibili le tracce dei muri e delle imposte delle volte che permettono di individuare facilmente gli ambienti che dividevano l’ estensione del castello: sono osservabili gli ambienti abitativi, quelli di guardia e di servizio fra cui i ricoveri ed i magazzini. Secondo le ricostruzioni effettuate anche la piccola porta di cui si avvalevano le guardie di ronda si trovava al di sopra del portale d’ingresso principale. Tra le cause dell’abbandono del castello agli inizi del ‘900 ci sono sicuramente il terremoto ed il prosciugamento che l’hanno reso per certi versi impraticabile e per altri versi difficilmente difendibile ; i lavori di restauro del castello iniziarono intorno al 1963 e si sono conclusi da poco : sono state dapprima sgomberate le macerie dovute al sisma, poi sono state reintegrate e rinforzate le mura della fortificazione che risultavano molto compromesse soprattutto nella sua porzione esterna mentre internamente bisognava necessariamente ripulirlo dallo sgretolamento delle mura ed ovviamente ampio lavoro è stato fatto all’interno del fossato che era totalmente interrato quindi doveva essere sgomberato perché potesse tornare ad evidenziare le caratteristiche fondamentali di tutta quanta la costruzione. Gallerie di immagini Ortucchio
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