Benvenuti nella nostra guida alla visita di Pallanum, lo straordinario sito archeologico di Monte Pallano. Con le sue imponenti mura megalitiche.
Pallanum
L’abitudine di occupare luoghi sicuri sulla cima delle alture e di circondarle poi con mura ciclopiche sembra abbastanza diffusa in Abruzzo.
Questo in ogni epoca, sin dalla preistoria. E nasce sicuramente dall’esigenza di difendersi adeguatamente in periodi particolarmente rischiosi, segnati da guerre e scorribande.
Per conoscere da vicino uno di questi villaggi fortificati di montagna e si può salire sul Monte Pallano e scoprire il fascino di uno dei meglio conservati: Pallanum.
Il sito archeologico di Monte Pallano
Il massiccio del Monte Pallano domina sulla valle del fiume Sangro, tra i comuni di Bomba e Tornareccio.
Sulla sua sommità spicca per la spettacolarità e per l’imponenza delle mura un grande centro fortificato italico. Un tempo usato come luogo di controllo, difesa e ricovero della popolazione e degli animali.
La posizione era davvero strategica e garantiva il controllo assoluto su tutto il territorio circostante e sui pascoli comuni.
Monte Pallano, veduta della catena della Majella al tramonto
Visitare Pallanum
All’area archeologica di Pallanum si arriva facilmente da due paesi seguendo una comoda strada. Da:
Bomba, con deviazione a sinistra poco prima di entrare in paese da ovest, Tornareccio, svoltando al bivio che si trova dopo il centro abitato per chi proviene da Atessa.
Le gigantesche mura di cinta del centro fortificato di Pallanum si notano quindi dalla strada ed è sufficiente parcheggiare nei pressi e passeggiare lungo il sentiero attrezzato.
In realtà le mura non cingevano l’intera area del villaggio, ma ne rafforzavano solo i punti più esposti e non coperti dalla natura del terreno.
Il termine megalitiche indica che queste mura erano costruite con giganteschi blocchi di pietra. Venivano lavorati a mano per potersi incastrare a perfezione con gli altri vicini, senza uso di alcun tipo di cemento, divenendo cosi una solida muraglia difensiva.
Monte Pallano, resti archeologici dell’insediamento fortiicato di Pallanum, muraglia megalitica di epoca italica,
Quelle di Pallanum sono state alzate tra il V e il IV secolo a.C. cavando spesso le rocce che affioravano. Il recinto difensivo doveva misurare almeno 4 km di lunghezza e proteggere circa 35 ettari.
Le porte, con possenti architravi in un sol blocco, si aprivano lungo il tratto di mura che sbarra l’accesso al monte da nord-est. Esse sono ancora oggi riconoscibili tre aperture. Due di esse sono definite “posterle”.
Una delle tre aperture è chiamata porta del Monte. Un altra, detta porta del piano, è il punto di accesso dall’altopiano. Ha una struttura particolare, preceduta da un piccolo corridoio di accesso e sormontata da un doppio architrave.
All’interno sono ancora visibili le tracce di una torre circolare.
Porta di accesso “del piano”
Le mura megalitiche
La cinta muraria oggi visitabile è lunga quasi 160 metri e in certi punti supera anche i 5 metri di altezza.
Nelle vicinanze delle mura si trovava il centro abitato romano costruito durante l’impero di Augusto, ossia tra il II secolo a.C e il I secolo d.C.
I muri sono realizzati con pietra locale, tenuta assieme con un impasto di terriccio e raggiungono uno spessore di 50 cm.
Gli scavi condotti nell’area hanno evidenziato tracce di tegoloni e anche frammenti di colonne che fanno pensare alla presenza di un tempio o di un grosso edificio pubblico.
Il piccolo centro abitato non raggiunse mai l’importanza e le dimensioni per divenire municipium romano. Ma nonostante questo ha lasciato il suo nome nella storia. Nella celebre Tabula Peutingeriana, una sorta di antica carta geografica, si parla infatti di un villaggio detto Pallanum, posto tra:
Histonium (Vasto) Anxanum (Lanciano)
Da vedere nei dintorni
La visita può proseguire a Bomba, grazioso paesino dominante sull’omonimo lago artificiale originato da uno sbarramento del fiume Sangro.
Il lago di Bomba visto da Monte Pallano al tramonto
Bomba
Nella parte antica si possono visitare il palazzo baronale e la chiesa di Santa Maria del Popolo, del XVIII secolo. Da vedere all’interno le tele del pittore napoletano Ludovico de Majo e gli stucchi di Carlo Piazzoli ed Alessandro Terzani.
Camminando per le vie del centro storico ci si trova davanti il monumento a Silvio Spaventa, uomo politico e parente di Benedetto Croce. Egli nacque infatti qui e, come anche il fratello Silvio, fu filosofo e seguace di Hegel.
Archi
Poco distante c’è Archi, nato come borgo fortificato intorno al 1200, che insieme a Roccascalegna e Casoli ha costituito un punto strategico di notevole importanza per la difesa della valle.
Tratti di una antica cinta muraria e i ruderi del castello nella zona più alta del borgo ne accrescono oggi il valore artistico e paesaggistico.
Atessa
Merita poi una visita la vicina Atessa con la parrocchiale di San Leucio la cui facciata è impreziosita da un bel portale al di sopra del quale si apre il rosone.
All’interno si segnalano per il loro valore artistico un pulpito e un coro del XVII secolo e, nelle navate, gli affreschi e le tele di Teodoro Donato, un pittore del XVIII secolo.
Messali istoriati ed antichi codici sono custoditi nella sagrestia, dove si cela il vero tesoro della chiesa: l’ostensorio di Nicola da Guardiagrele. In un locale adiacente è conservata una gigantesca costola fossile di un mammifero che la leggenda vuole fosse il drago ucciso da San Leucio.
Nella chiesa di San Pasquale si possono ammirare un dipinto su tavola di scuola veneta del 1541 e il Pozzo del Miracolo, nel chiostro inferiore del convento adiacente, datato al 1709.
Il paese ha dato i natali a Vincenzo Cardone, poeta seicentesco, capace di predicare e scrivere senza mai usare la lettera R.
Molto bella infine la finestra del 1488 che si trova sulla facciata di casa De Marco, ad arco con capitelli e leoni che ricorda le finestre delle cattedrali pugliesi.
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