Penne, la città della cultura, vista attraverso uno dei più importanti gioielli: “Museo Civico Diocesano”.
La bellezza della città di Penne è da sempre raccontata non soltanto attraverso la sua grandissima attenzione al folklore che la porta ad essere molto frequentata ed anche molto nota, ma anche attraverso i suoi numerosi “capi d’arredo” storici che la rendono bella ed elegante da qualsiasi punto la si osservi. L’eleganza della città di Penne è dovuta ai numerosi palazzi che la decorano, le numerose chiese che le conferiscono una forte sacralità , ma anche ai numerosi musei, come per esempio il Museo Civico Diocesano. Oggi Penne è facilmente riconoscibile anche attraverso il suo stemma “regale” composto da un castello con quattro torri che rappresentano i due colli che fungono da sostegno per l’abitato che sono il Duomo ed il Castello, mentre le altre due torri, poste fuori dalla cinta muraria che sono il Colleromano e la sede dei Cappuccini.
Anche Penne come la maggior parte dei borghi d’Abruzzo , può tranquillamente vantare origini antichissime e nello specifico origini vestine, eppure c’è una zona del suo territorio chiamata “Pluviano”dove sono state fatte scoperte sensazionali dagli archeologi: tracce di un villaggio neolitico di allevatori ed agricoltori che si erano qui stabiliti proprio per la bontà del clima oltre che del terreno adatto soprattutto per la coltivazione.
Si può affermare che essa fu oggetto di cambiamenti all’interno delle diverse fasi storiche, in un certo senso vide in ogni epoca un adattamento: fu coinvolta per esempio nella guerra sociale dell’89 a.C. quando divenne municipio romano inserita nella tribù Quirina, poi con l’avvento dei Longobardi divenne simbolo di gastaldi, mentre con i Franchi acquisì titolo di contea,ma solo con la grandezza di Carlo Magno riuscì ad acquisire la sede vescovile. Sotto la forte politica espansionistica degli Aragonesi nel 1436 la città di Penne ebbe uno scontro molto duro con la città dell’Aquila riuscendo addirittura ad accerchiarla e saccheggiarla con l’aiuto di un membro della famiglia dei Caldora, Jacopo. Fu Carlo V poi ad assegnarla in dote ad Alessandro dei Medici e successivamente , più precisamente nel 1538 a Margarita d’Austria, la quale innamorata della città di Penne decise addirittura di renderla capitale del suo Stato farnesiano in Abruzzo, anche quando con i Borbone venne a far parte del Regno di Napoli.
Il Museo Diocesano di Penne si compone di due sezioni collocate su piani diversi: la porzione inferiore del museo è legata soprattutto all’epoca medioevale, dunque vi si possono trovare architettura, scultura, affreschi risalenti a quest’epoca, mentre il secondo piano, ossia quello superiore è diviso in salette che a loro volta sono classificate per temi, quali l’oreficeria, la scultura lignea, la pinacoteca e non solo.
Il Museo Civico Diocesano è collocato esattamente nei locali a destra del Duomo dedicato a Santa Maria degli Angeli e a San Massimo, e sono proprio le sale del piano inferiore a far parte della cripta del Duomo risalente all’VIII secolo dove sono presenti affreschi realizzati tra il Duecento ed il Quattrocento. Il Museo è stato fondato nel 1791 ed è gestito dall’arcidiocesi di Penne-Pescara ed il suo edificio risale all’epoca altomedioevale, anche se poi durante il XII secolo è stato ampliato e modificato , per poi essere arricchito durante il XVII secolo , quando subì una fortissima influenza del modello barocco; con la seconda Guerra Mondiale, esso fu distrutto ma ci fu un grande interesse nel ricostruirlo secondo i canoni dell’architettura medioevale che l’aveva caratterizzato in precedenza e che tornarono ad essere osservabili a causa dei crolli , e dunque si cercò di arricchirlo nuovamente di elementi paleocristiani ed altomedioevali.
Questo importantissimo museo si divide in cinque sezioni che possono essere così riassunte: innanzitutto l’epigrafia oltre che al lapidarium di archeologia vestina , romana e la più “recente” medioevale, la collezione “Leopardi”concentrata prevalentemente sull’archeologia precristiana, oltre che pittura e scultura sacra accompagnate anche da pergamene codici oltre che antifonari legati prettamente al Capitolo del Duomo, ed infine non mancano oggetti sacri come per esempio oggetti di arredo liturgico ma anche argenteria sacra o per esempio eleganti oggetti cultuali.
I reperti antichi presenti all’interno del museo sono davvero molti : sono stati conservati per una più specifica descrizione del passato anche frammenti murari ed architettonici che rivelano motivi floreali per esempio, e tra i pezzi esposti è possibile osservare altari, are sacrificali , di certo non mancano iscrizioni ricavate direttamente sulla pietra o per esempio bolli laterizi; il laterizio in particolare nel mondo romano veniva realizzato con argilla che veniva ripulita nell’acqua e sgrassata con della sabbia secondo un procedimento che era molto simile a quello utilizzato per la ceramica, successivamente veniva lavorata attraverso degli stampi in legno che riuscivano a conferirle la forma voluta, fino a farla seccare per qualche giorno al sole e poi in forni a temperature elevate , ed ancora oggi , stupiscono per l’alto livello di conservazione che ancora mostrano dietro le vetrine di un museo.
Uno dei pezzi che certamente cattura l’attenzione dei visitatori è un bassorilievo che raffigura una lotta gladiatoria che colpisce soprattutto per la dinamicità delle immagini oltre che per la profonda capacità descrittiva. Tra le numerose iscrizioni, poi , è possibile osservarne una che testimonia soprattutto l’ingresso del Cristianesimo nella zona vestina, che probabilmente è avvenuta intorno al VI secolo, non mancano poi frammenti di pluteo che era decorato con motivi geometrici ma che in questo caso è una viva testimonianza del carattere altomedioevale caratterizzante la prima ricostruzione del Duomo.
Non mancano elementi caratterizzanti la religiosità del Museo, infatti sono esposte anche caratteristiche croci utilizzate per le processioni, come quella quattrocentesca forgiata in argento , proveniente dalla Collegiata di San Giovanni Evangelista che colpisce soprattutto per il suo “fenomenico”racconto evangelico: è stata attribuita a Nicola da Guardiagrele che cercò di renderla il più elegante possibile. Essa presenta nella porzione anteriore la rappresentazione del Crocifisso, mentre sulle estremità dei bracci sono stati realizzati la Maddalena, San Giovanni Evangelista e la Madonna , nella porzione più elevata invece c’è il Padre Eterno , collocato lì sicuramente per dare prova della sua grandezza e della sua infinita importanza; Gesù Cristo invece è circondato dai suoi quattro evangelisti, che osservano come se dovessero appunto testimoniare.
Molto curata è anche un’altra croce , però questa volta molto più piccola, essendo una croce che viene collocata sugli altari: la si fa risalire al 1300, creata probabilmente dal maestro Giovanni d’Angelo, il quale fu anche autore del Tesoro della Cattedrale , del quale tesoro fa parte anche questa piccola croce insieme ad un numero elevato di altri oggetti fra i quali spicca soprattutto un reliquiario finemente elaborato. Appartiene alla stessa sala un cofanetto che è stato stimato anche come reliquiario forse di provenienza veneziana: ha una forma esagonale con un coperchio a forma di cuspide con una scenografia ricavata nei riquadri inferiori che rendono vivace la resa; anche il coperchio presenta una rappresentazione , in particolare le virtù, mentre in stile gotico sono stati realizzati chiave e lucchetto che hanno l’onore di essere stati finemente lavorati.
Busto reliquiario di San Massimo
Una seconda sala, quella dedicata a San Massimo, protettore di Penne, accoglie proprio il busto in legno del Santo creata da un artista napoletano chiamato Giuseppe Sammartino , risalente al XVII secolo, molto interessante soprattutto nella resa: il Santo è stato raffigurato nell’atto di reggere l’immagine della città, quasi a sottolinearne ulteriormente la sua importanza. Finemente elaborata è anche la Madonna con Bambino forse di Silvestro dell’Aquila, del XV secolo, sempre in legno ma colorata, che però molti attribuiscono ad un autore locale di cui non si sa il nome.
Nella sezione dedicata alla pittura invece è possibile trovare un numero elevate di decorazioni legate agli altari che risalgono prevalentemente ai secoli XV-XVI e che non disdegnano un’elevata quantità di colore, anche molto vivace oltre che una strategica grandezza delle figure che grazie ai colori vengono anche particolarmente messe in risalto. Nella sala delle pergamene invece vengono esposti in particolare documenti anche molto antichi che danno spazio alla riflessione su quanto sia stata importante Penne nel corso della storia, ed ovviamente tra i documenti non mancano anche antifone che provengono direttamente dalla chiesa conventuale di San Domenico.
Nel palazzo adiacente all’ex seminario invece ci sono l’archivio e la famosa biblioteca della diocesi che accoglie manoscritti di una certa importanza quali il Codice Catena, chiamato cosi proprio perché legato con una catena, che è una raccolta degli Statuti della città, diviso in cinque libri , quattro scritti in latino, uno solo in italiano e tratta appunto di elezioni di magistrature cittadine, di cause civili e penali, di ordinamenti di diverso tipo quali feste, igiene, alimentazione ed approvvigionamenti e poi i danni legati alla città; si può affermare che il codice attuale sia una rivisitazione degli Statuti risalenti al Medioevo.
La visita presso il Colleromano ed i Cappuccini porta invece fuori le mura, come si diceva appunto nell’esposizione iniziale in cui si faceva riferimento alla strategica posizione della città: il convento dei Cappuccini, annesso alla Chiesa della Madonna della Misericordia, è interessante soprattutto per la ricca biblioteca che ospita un numero molto alto di opere letterarie per lo più di argomento religioso, molto antiche; il Colleromano invece lascia estasiati in particolare per il verdeggiante scenario che si può osservare ai piedi del Gran Sasso e dove è possibile osservare lo splendido convento di Santa Maria di Colleromano che s’innalza sulla stessa altura che ospitò i Romani durante la guerra sociale. Si possono solo fare supposizioni sull’origine della struttura infatti sulla sua nascita ci sono pareri discordanti e non si è mai riusciti a definire una data precisa,ma di sicuro si sa che fino al XV secolo fu abitata dai Benedettini. Oltre alla imponente bellezza strutturale che la caratterizza , è da notare, all’interno del chiostro, un interessante museo di sculture che in un certo senso può essere definito come un prosieguo del Museo Civico Diocesano , infatti in una stanza adiacente c’è anche una variegata raccolta di opere d’arte sacra oltre che un’imponente biblioteca di documentazione soprattutto del Cinquecento.
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Penne, Museo Diocesano
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