Benvenuti nella nostra guida storico-artistica per la visita della chiesa di Santa Maria Maggiore a Pianella.
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Poco distante da Pescara, in quella campagna ondulata di dolci colline punteggiate di ulivi e costellata di piccoli borghi agricoli, ricchi di importanti monumenti, si trova Pianella, custode gelosa della pregevole chiesa medievale di Santa Maria Maggiore.
La chiesa, conosciuta anche come Sant’Angelo, rappresenta uno dei gioielli dell’architettura abruzzese medievale costruiti con mattoni invece che con blocchi di pietra, e vede nella vicina Santa Maria del Lago di Moscufo il suo più diretto termine di paragone.
Se tuttavia in quest’ultima le decorazioni esterne sono in gran parte andate perdute, per la fragilità del mattone, qui a Pianella rappresentano elemento di meraviglia per il visitatore attento.
La chiesa fu fondata tra la fine dell’XI secolo e gli inizi del successivo, e diverse bolle papali e privilegi imperiali che ne parlano fanno capire di quale splendore dovesse godere nel periodo immediatamente successivo alla sua apertura.
Le tracce della chiesa più antica, in parte cancellate dalle modifiche subite nel corso dei secoli, sono evidenti nelle decorazioni della facciata.
La tozza torre campanaria venne aggiunta in un secondo tempo stravolgendo l’aspetto originario, che rimane comunque splendido per la forte presenza visuale dell’abbinamento tra rosone e portale.
Questi due elementi decorativi, magari sproporzionati rispetto alle dimensioni della facciata, nacquero dalla maestria creativa di un ignoto artista.
Egli fu stretto collaboratore di Maestro Acuto, l’autore del magnifico ambone che si trova all’interno.
Lo sguardo attento dello studioso nota come il portale in pietra abbia decorazioni diverse sui due lati.
Quelle di sinistra risultano le più interessanti perché opera di uno scultore di nome “Vincavale”. In altri luoghi abruzzesi – come San Clemente a Casauria, Penne e Corvara – egli diffonde il modello innovativo del “tralcio bombato” che lui stesso importa direttamente da Gerusalemme.
Si legge così la storia affascinante di un artista di certo non abruzzese. Il nome suggerisce infatti un’origine franca. Essa testimonia l’esistenza di fervidi scambi artistici e culturali tra la nostra regione e altri paesi lontani.
All’interno della chiesa il confronto con Santa Maria del Lago appare ancora più evidente.
Il gusto degli spazi è quello severo delle antiche basiliche paleocristiane fatto di tre navate che conducono ad uno spazio di fondo, detto presbiterio, chiuso da tre pareti semicircolari definite absidi.
Le tre navate sono separate tra loro da una serie di archi che reggono il tetto e poggiano a loro volta su colonne e pilastri di mattoni.
Anche per l’ambone Pianella compete con la vicina Moscufo. In una sorta di immaginaria gara artistica, al capolavoro di “Nicodemo” risponde con quello firmato da “Maestro Acuto”
Dell’autore sappiamo grazie l’esplicita iscrizione sul leggio che recita:
magister acutus fecit hoc opus
Collocato sulla parete della navata di sinistra, l’ambone poggia su due sole colonne poiché dall’altro lato è ancorato al muro.
Come aspetto è molto più semplice rispetto alle realizzazioni di Nicodemo; manca ad esempio di figure scolpite a forte rilievo, anzi quasi a tutto tondo.
Qui le facce dei davanzali sono semplicemente divise in due riquadri di pietra liscia. All’interno spiccano a rilievo i simboli degli Evangelisti, a due a due:
Un solo leggio sporge in corrispondenza della figura dell’angelo. Dal punto di vista delle pitture, la chiesa di Santa Maria Maggiore conserva begli esempi degli antichi affreschi. Essi furono realizzati a più riprese in varie epoche, a partire dal Giudizio finale nell’abside.
La scena è divisa su due livelli: in alto si vede il Cristo a braccia aperte e ai suoi lati gli angeli che reggono i cartigli del Giudizio. Mentre in basso si trovano gli Apostoli, sei per lato.
Altre pitture, databili tra il Trecento e i primi del Quattrocento, si possono ammirare sui pilastri e nelle absidi laterali.
Tra esse spiccano una bella Annunciazione di metà Trecento. Nello stile richiama il modo di dipingere del cosiddetto Maestro di Offida, che lavorò tra l’altro nelle vicine:
e la Madonna del latte, anch’essa opera di un artista della stessa bottega, ma dotato di mano meno felice.
Gli affreschi dell’abside sinistra mostrano, in alto, l’Eterno in atteggiamento benedicente e, in basso, quattro figure di santi.
A giudicare dallo stile sembrano influenzati dalla bottega di un altro importante pittore abruzzese. Parliamo di Antonio da Atri, che esordisce nel 1373 a Santa Maria Arabona, vicino Manoppello.
Del Quattrocento è infine il bellissimo affresco, seppure gravemente mancante di tutta la parte centrale, che si vede in una nicchia nei pressi dell’ingresso.
Raffigura, per la parte rimasta visibile, due angeli che si trovano ai lati di una scena scomparsa. In alto appare San Gerolamo penitente.
Da Pianella si raggiunge facilmente Cepagatti, dove si trova la maestosa torre Alex. Poi la vicina Villa Badessa. Qui vive una comunità di lontane origini albanesi che nel periodo pasquale celebra la ricorrenza secondo le modalità del suggestivo rito Ortodosso.
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