Popoli (Pe). Castello dei Cantelmo

La fortezza alle pendici del monte Morrone: i ruderi del Castello Cantelmo a Popoli

In più occasioni è stato possibile notare in Abruzzo un legame fortissimo tra storia e paesaggio, i quali si fondono sovente creando un’atmosfera magica che porta il visitatore ad osservare minuziosamente ogni particolare del sito prescelto per una “passeggiata d’altri tempi”.
Grande fascino sicuramente ha da sempre sprigionato l’antico borgo di Popoli( in provincia di Pescara) ,sovrastato dal famoso Castello Cantelmo , che non ha mai smesso di attrarre chiunque abbia avuto la fortuna di percorrere strade ad esso circostanti.
Popoli ha origini antichissime, eppure il suo assetto urbano si è consolidato soltanto nel XIII secolo, quando acquisì un’importanza capitale soprattutto nell’ambito commerciale, diventando un immancabile punto di congiunzione tra L’Aquila, Firenze e Napoli. E fu proprio in questo stesso secolo che l’incantevole borgo fu affidato dal celeberrimo Carlo d’Angiò (uomo celebratissimo dalla storia)ad una fortunata famiglia di guerrieri: i Cantelmo ; questa famiglia non aveva mai abbandonato per un istante il sovrano nella conquista del regno di Napoli, e nella durissima battaglia dei Campi Palentini.
Di fatto la famiglia dei Cantelmo era scesa in Italia al suo fianco visto che lo stesso re Carlo d’Angiò era stato chiamato dal Papa Clemente IV a risolvere l’intricata situazione che ormai da tempo vedeva schierati i guelfi contro i ghibellini, ossia i sostenitori del Papa contro i sostenitori dell’imperatore nelle famose lotte per le investiture che hanno devastato il già precario equilibrio della penisola ed il re volendo essere loro riconoscente per tutto l’appoggio che gli era stato elargito decise di donare, pertanto, a Giacomo Cantelmo , suo cavaliere, il dominio su Popoli proprio nel momento in cui questo borgo acquisiva elevato valore oltre che ulteriore importanza strategica; al re che aveva sconfitto dapprima a Benevento, Manfredi, che era il figlio di Federico II( re di Sicilia), e successivamente Corradino di Svevia che era invece nipote di Federico II, fu consegnato il tanto bramato Regno di Sicilia per il quale aveva combattuto strenuamente.
Popoli è bagnata dal fiume Aterno che confluisce in un unico grande alveo con il fiume Pescara, e proprio le sorgenti di questo secondo fiume realizzano una meravigliosa “riserva naturale” che è diventata nel corso del tempo di grande interesse turistico, godendo anche di un’eccezionale portata idrica, ricchissima perfino di acque sorgive sulfuree minerali e naturali, che la città ha sempre saputo sfruttare nel migliore dei modi, sia in passato, realizzando stabilimenti e macchine per la lavorazione di tessuti e pannilani, sia in tempi più recenti dando vita a vere e proprie industrie per l’imbottigliamento delle acque oligominerali, ma soprattutto creando veri e propri stabilimenti termali che in questi ultimi anni hanno offerto strutture all’avanguardia per tipologia e ricettività.

Panoramica della riserva naturale di Popoli alle sorgenti del fiume Pescara (ph. Alessandra Renzetti)
Le caratteristiche territoriali del paese sono state una vera e propria attrattiva pertanto per colui che tra il 1000 ed il 1015 decise di edificare il castello che ha reso esclusivo il borgo ed il personaggio in questione è il Vescovo di Valva e di Sulmona, Tidolfo.
La struttura si trova ad un’altezza di circa 470 metri mentre Popoli, che ne è il borgo corrispondente, è situata ad un’altezza di circa 250 metri , proprio questo dislivello ha da sempre portato a pensare che la fortezza sia stata costruita perché potesse ricoprire un ruolo strategico con cui scrutare tutta la vasta ed importante zona nei paraggi del fiume Aterno e perché, disponendo soldati all’interno delle sue torri di controllo, si potessero contrastare le inarrestabili invasioni saracene e normanne, particolarmente abbondanti in questo periodo. A fungere da sfondo del castello c’è l’imponente massiccio del Morrone facente parte della cosiddetta “montagna sacra” individuabile nel massiccio della Majella, la quale è stata definita così perché in essa santi ed eremiti hanno trovato pace e rifugio. Il monte Morrone ha avuto un ruolo decisivo nella storia d’Abruzzo ed è stato anche maturo testimone delle vicende belliche oltre che delle invasioni feroci che hanno interessato la regione che, non a caso, durante il Medioevo è stata coinvolta nell’importante fenomeno dell’incastellamento, accresciutosi a causa dell’assoluto bisogno di protezione venuta meno con la caduta dell’Impero Romano che non garantiva più la necessaria tutela richiesta soprattutto dai nuclei abitativi.
Il “Castrum Populi” fu edificato su una porzione di terreno molto inclinato verso il paese e si avvale di uno schema a pianta triangolare, con il vertice posto nel punto più alto del luogo, quasi a sottolineare l’utilizzo che fecero di quello “speciale ambiente”appartenente alla struttura: non è un caso se proprio in quel punto più alto si disponevano uomini che potessero “osservare”meglio. La tipologia è del genere castello-recinto: essa è una struttura difensiva altamente sviluppata in Italia, anche all’interno della stessa regione abruzzese non mancano ulteriori casi come per esempio il castello di Barisciano (Aq). Già le caratteristiche della stessa area in cui il tipo di castello viene edificato dimostra come abbia il preciso scopo di fungere da riparo per coloro che lo abitano o che semplicemente vengono ospitati al suo interno ed il suo utilizzo risale al XII secolo.
Tre torri dunque sorgono lungo gli spigoli di questo triangolo di base che presenta la costruzione e sono rispettivamente la torre di “ avvistamento”, il “puntone” che non è altro che il mastio (o maschio) del castello ed il torrione, che è la “torre rotonda”; di quest’ultimo si pensa che possa essere una realizzazione postuma, frutto di interventi fatti durante l’epoca rinascimentale ed il creatore della torre in questione fu il conte Restaino, che la progettò sotto la prospettiva di un sistema più all’avanguardia e che potesse anche consentire finalmente, con questa nuova forma, una migliore visuale da tutti i punti, contrariamente a quanto accadeva con la precedente pianta quadrata che invece limitava una visione globale. In questo modo avvistamento e difesa venivano ad essere potenziate. Queste tre torri sono sempre state menzionate nel corso della storia come il simbolo della città di Popoli e nella resa effettiva sono unite tra di loro da possenti bastioni che concretamente sono tre muri di cinta che hanno la specifica funzione di congiunzione. Il muro che unisce la torre di avvistamento ed il mastio ha una lunghezza di circa 50 metri ed occupa la posizione più a nord; di circa 40 metri è invece lungo il muro collocato nella porzione meridionale e che ha il compito di collegare il mastio e la torre rotonda (o torrione appunto). Mentre, infine, il muro che collega il torrione alla torre di avvistamento è lungo all’incirca 25 metri ed occupa la posizione ovest della pianta del castello. Le torri appena descritte, com’è stato anche premesso, a causa della pendenza del terreno sono collocate su altezze diverse, motivo per cui la loro quota può variare dai 7 ai 9 metri.

Fortunatamente il castello è stato opportunamente restaurato, dopo esser stato consolidato visto che correva l’alto rischio che potesse crollare, ma il materiale che va a comporre mura e pareti delle torri resta originale: esse hanno uno spessore di circa 150 centimetri e sono state realizzate con muratura a secco in pietrame e calce contenuta in due murature esterne che presentano blocchi in pietra e masselli di notevoli dimensioni. Gli spigoli invece sono stati realizzati a mano e sono stati martellati con blocchi di pietra; è stato un lavoro paziente che ha comportato non poca fatica ma sicuramente il risultato ha soddisfatto l’ideatore della struttura.
Indubbiamente il castello nel suo complesso fu modificato e rinforzato dai Cantelmo, famiglia di feudatari che ne prese il possesso dunque nel 1269 e che seppe mantenerlo fino al XVII secolo. Furono proprio loro infatti a dedicarsi con senno alle modifiche da apportare alla struttura: in questo modo la resero sicuramente più bella ma soprattutto più idonea alla difesa ed infine meglio rispondente ad esigenze abitative.
Proprio sulle torri venivano cautamente posizionate le balestre, le catapulte ed altri armamenti che poi sarebbero stati utilizzati in caso di attacco imminente o nel caso si fosse entrati in guerra anche senza preavviso, mentre sulla sommità del torrione, che poi veniva anche protetto astutamente da balaustre, c’era il cosiddetto “cammino di ronda”, e proprio questo corridoio rialzato permetteva ai soldati di controllare meglio il circondario dall’alto delle mura e protetti dunque da merlature che garantissero loro una posizione vantaggiosa nei confronti del nemico pronto ad assalire talvolta anche inaspettatamente, perché erano facilitati nel lanciare frecce oppure oggetti in quanto potevano meglio tutelare se stessi e quanti venivano messi al sicuro all’interno della struttura.
Il castello è dunque posto su un’altura ed è totalmente circondato da alberi: proprio questo rende l’immagine che ne viene fuori suggestiva e quasi fiabesca. Raggiungere la struttura non è difficile, contrariamente a quanto si potrebbe pensare dopo una prima osservazione da lontano, infatti si prosegue attraverso una stradina a scalinata sempre molto ben evidente che inizia nella piazza principale del paese, in questo modo il percorso si trasforma in una piacevole passeggiata. Sicuramente i Cantelmo sono riusciti a trasformare Popoli in quel borgo affascinante che, grazie a loro ha goduto anche di un forte prestigio evidenziato soprattutto in seguito alla costruzione di edifici sia civili che religiosi. La sontuosità di questa famiglia è dovuta anche alle origini che essa vantava: i Cantelmo discendevano dal re di Scozia, Duncano e la loro fu una delle più nobili famiglie del Regno di Napoli che riuscì anche a far fronte alle difficoltà in cui il meridione in più occasioni si era trovato. Quanto ha colpito maggiormente di questa famiglia è che nei luoghi frequentati dai suoi vari membri, non sono stati ritrovati solo armi legate sicuramente al mondo maschile e gioielli legati prevalentemente al mondo femminile ma anche tantissimi libri che spaziano temporalmente: i classici erano immancabili ma altrettanto presenti erano opere simbolo della cultura italiana figlie di Dante Alighieri o Petrarca.

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