Sulle tracce di antichi pastori: l’impareggiabile bellezza della romana Peltuinum.
Il fascino della regione abruzzese non si evidenzia soltanto nella limpida bellezza del suo territorio caratterizzato da un abbraccio virtuale tra mare e monti, ma lo splendore del territorio di questa regione è caratterizzato anche dall’eredità che uomini del passato ci hanno lasciato. Dunque l’Abruzzo ha senza sosta attratto turisti e curiosi anche per le vaste aree archeologiche che proiettano la regione in un passato non sempre semplice da interpretare , ma che sicuramente conduce la mente del visitatore in una dimensione fuori dal comune , e che lo porta a fare lunghe passeggiate in un paese dal nome “passato”.
Quella abruzzese è una storia millenaria: per millenni , infatti, questa poliedrica regione è stata popolata da un numero molto elevato di persone e di popoli differenti tra di loro, dunque ha subito il passaggio di numerose civiltà e questo fatto la rende ancora più interessante , proprio perché questa moltitudine di popoli ha permesso alle generazioni future di godere della bellezza delle loro tracce o in alcuni casi veri e propri insediamenti; ogni popolo in base ai suoi bisogni e necessità ha contribuito ad arricchire il territorio, promuovendo l’ingresso di usi e costumi ogni volta nuovi e che fossero nati anche dalla fusione delle nuove tradizioni con le pregresse.
A “calpestare” il territorio abruzzese sono stati uomini dell’età preistorica, popolazioni italiche, ma anche guerrieri che provenissero direttamente dalla vicina Roma e che si spostavano alla ricerca di nuovi territori da far propri. Molto studiate sono soprattutto le necropoli che appaiono in un ottimo stato e questo permette di far proliferare gli studi, non si può dire lo stesso dei siti italici che invece sono stati modificati dall’avvento dei romani.
Certamente però la presenza romana in Abruzzo ha offerto all’ “uomo del futuro”, la possibilità di osservare scenari attraenti e soprattutto molto interessanti grazie anche alla complicità di uno splendido paesaggio che generalmente lascia il visitatore senza parole; uno di questi scorci senza tempo è l’aquilana “Peltuinum”, che fu costruita dalla civiltà vestina e poi successivamente ricostruita dai romani, e tra i suoi resti molto evidenti sono il teatro e le cinte murarie.
L’antica Peltuinum sorge lungo uno delle innumerevoli strade utilizzate come trattuturi, di cui si sa, le montagne abruzzesi sono ricche essendo zone di passaggio; essa si trova nei pressi di Prata d’Ansidonia, un antichissimo borgo abitato ancora oggi da poche anime che è situato appunto sull’altopiano d’Ansidonia,nelle vicinanze anche di San Pio delle Camere, più precisamente lungo l’ampia vallata in cui scorre l’Aterno, e in particolare punti di riferimento per definire la sua posizione sono il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed il distretto del Parco Regionale Sirente-Velino, che non è difficile da capire, offrono anche uno scenario paesaggistico lodevole; anche il nome stesso “Prata” ,deriva dal fatto che possedeva immensi “prati d’erba” lungo le sue vallate. Il paese sorge proprio sulle rovine dell’antica Peltuinum, diventando addirittura durante l’epoca di Augusto un “municipium” , ma era talmnete strategica la sua collocazione che fu successivamente battezzata anche come colonia e Prefettura Romana. Di sicuro , sebbene il borgo di Prata d’Ansidonia sia esiguo, sono molto le attrattive che esso può offrire.
Peltuinum subì un forte intervento edificatorio all’incirca dal I secolo in poi e le tracce di questo intervento sono ancora ampliamente evidenti; la sua importanza è dovuta anche dal fatto che presenta un consistente asse viario in senso est-ovest chiamato “Claudia Nova”, e circondato anch’esso da imponenti mura suddivise di tanto in tanto da torri, e verso est all’interno di un ampio recinto sacro, che fu addirittura munito di porticato, è collocato un tempio probabilmente dedicato ad Apollo. La porzione sottostante invece si compone di una vasta terrazza occupata dal monumentale teatro che si adagia dolcemente sul pendio della collina seguendone l’andamento e la particolarità più evidente sta nella posizione delle gradinate per gli spettatori rivolte completamente verso la vallata, quasi come se si volesse offrire allo spettatore un duplice spettacolo, dentro e fuori la struttura dato dal panorama che è davvero suggestivo.
Ad abitare inizialmente la zona furono i Vestini, popolo italico di lingua tosco –umbra che si erano insediata in un’ampia e strategica zona che comprendeva l’attuale Altopiano delle Rocche e la valle dell’Aterno fino al Mar adriatico. E questa loro grande espansione quasi diede fastidio ai Romani contro i quali combatterono alla fine del IV secolo a.C. e non riuscendo a far fronte alla forza di questi grandi dominatori , i Vestini decisero di soccombere ed allearsi con loro pur riuscendo a mantenere una limitata autonomia interna fino al I secolo a.C. quando fu estesa loro la cittadinanza romana, come conseguenza della Guerra Sociale, e dunque ci fu una vera e propria romanizzazione del popolo che rispondeva allo scopo della strenua Roma che ormai guardava solo al suo ampliamento ed ecco che pian piano i Vestini dovettero anche cambiare la loro lingua che fu sostituita dal latino. Purtroppo, come spesso accade durante la sovrapposizione delle epoche, molte decorazioni, capitelli, colonne e molte altre porzioni provenienti dagli edifici di Peltuinum , sono stati riutilizzati durante il medioevo per la costruzione di chiese e castelli di cui sappiamo essere molto ricca questa zona.
Gli scavi di Peltuinum sono iniziati nel 1983, visto che dalla pianura affioravano delle rovine che incuriosivano gli archeologi e dunque via via è stato riportato alla luce tutto il resto anche se bisogna sottolineare il fatto che purtroppo a causa della mancanza di fondi per lo più , il lavoro di scavo è stato discontinuo.
La ricostruzione storica di Peltuinum è stata fatta soprattutto grazie alle fonti , basti pensare a quelle lasciateci da Cicerone che allude proprio alla nascita di Peltuinum , ma altre addirittura alludono alla ricca economia che impegnava quotidianamente la gente del luogo ma anche al commercio che prevedeva spostamenti attraverso le strade che venivano sfruttate per dare spazio a quest’attività. Probabilmente la città morì interno al IV secolo d.C. e tra le cause ipotizzate sembra essere certa quella secondo cui fu un terremoto a porre fine a questa città fiorente , è noto fin dall’antico infatti che la zona è altamente sismica; non mancarono anche guerre successivamente che sconfortarono qualsiasi tentativo di rinascita del luogo.
Non è stato facile ricostruire l’ architettura generale di Peltuinum perché la zona è stata parzialmente distrutta anche dai lavori dei contadini e dalle arature effettuate sul terreno, però malgrado ciò le strutture rimangano riconoscibili.
Il centro della città presenta il “Forum”,la “piazza” dunque, dov’era presente un enorme tempio dedicato al dio Apollo , e ciò è stato possibile ricostruirlo attraverso le fonti epigrafiche e resti quali per esempio una ricca mensa per offerte dedicata al dio che recava la scritta “APELLUNE”, dedica scritta secondo il dialetto locale. Il tempio presenta sei colonne corinzie collocate su un alto podio, di cui a dire il vero rimane ben poco in voce di quei furti di cui si parlava precedentemente, avvenuti durante il Medioevo, infatti furono lasciati a terra solo porzioni demolite del tempio, pezzi di foglie e capitelli, listelli di colonne , pezzi di cornice lavorate che oggi gli studiosi tentano pazientemente di ricostruire. Il tempio era circondato da un grande portico che andava a delimitare l’area sacra isolandola dalla terrazza della “urbs” su cui poi sorgeva il grande teatro che appunto apriva la “cavea” verso la vallata e che presenta un diametro di 58 metri, tutt’ora misurabili. I resti del portico colonnato poi sono stati restaurati e consolidati cosicché potessero essere visibili “in loco”.
Il teatro in un certo senso è stato costruito seguendo l’andamento stesso del pendio, infatti è stato ideato proprio come un terrazzamento che potesse colmare il dislivello presente tra il vicino tempio ed ovviamente il terreno circostante, ma purtroppo anche il teatro subì dei furti durante il Medioevo, infatti essendo costituito di blocchi calcarei essi furono estratti e riutilizzati soprattutto nelle chiese, esempi sono oltre che le chiese del paese ,anche San Paolo di Peltuinum che però adesso è seriamente danneggiato dal terremoto e quelle di Bominaco. Il teatro si sa, per il suo aspetto ludico veniva considerato come un luogo empio e pagano, dunque con la diffusione del cristianesimo era quasi un “dovere” demolire luoghi come questo. Il teatro probabilmente fu già ricostruito nella porzione della “cavea” e del “porticus” dopo un forte terremoto che secondo le fonti ci fu nel 51 d.C., gli scavi hanno altresì evidenziato che c’erano edifici ulteriori connessi al teatro far cui un grande porticato nella porzione dietro la scena che doveva proteggere gli spettatori in caso di maltempo. Le vie principali poi hanno messo in luce degli edifici che sembrano essere delle botteghe, e le tessere di mosaico rinvenute rimandano a dei pavimenti che probabilmente appartenevano a delle abitazioni presenti in zona.
Certo sarebbe necessaria un’opera di consolidamento oltre che di restauro degli edifici del sito , soprattutto alla luce del fatto che il terremoto del 2009 ha avuto effetti negativi sulle strutture della zona, ma sicuramente per il momento si continua a studiare anche per una più completa ricostruzione, infatti non è di poca importanza anche una riflessione su quelli che sono gli oggetti ritrovati sul sito, come il blocco in monolite calcareo che sta incuriosendo gli studiosi.
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