Benvenuti nella nostra guida alla visita del capolavoro artistico della chiesa di Santa Maria in Piano, a Loreto Aprutino.
Loreto Aprutino (PE), chiesa di Santa Maria in Piano, affresco del Giudizio Universale nella controfacciata,
Nella campagna pescarese che accompagna la discesa dei monti del Gran Sasso verso il mare, le dolci colline sono punteggiate da numerosi borghi. Alcuni, all’apparenza tranquilli paesi di origine contadina, celano grandi sorprese.
E’ il caso di:
MoscufoPianella ma soprattutto di Loreto Aprutino
Una cittadina resa celebre dal suo olio d’oliva, che offre al visitatore ben tre musei e un vero capolavoro di arte sacra: Santa Maria in Piano, con il suo straordinario Giudizio Universale.
Indice dei contenuti
Santa Maria in Piano
La fondazione risale sicuramente a epoca precedente (documenti antichi ne parlano già nel XII secolo). Ma l’abate di Loreto restaurò interamente la chiesa di Santa Maria in Piano a metà del Cinquecento.
Quel Giovanni Battista Umbriani, che una incisione sull’architrave del portale celebra.
Se l’interno conservò la sua primitiva struttura, con cinque archi una copertura a travi di legno, le trasformazioni riguardarono le aggiunte di:
portico (1559)portale laterale (1560)coro
e una sopraelevazione del campanile. Questa portò all’aggiunta di quel torrino ottagonale. Esso è decorato con piatti maiolica colorati secondo lo stile introdotto dall’architetto Antonio da Lodi, e diffuso tra Penne ed Atri.
Il percorso di visita a Santa Maria in Piano
Il grande altare in legno dorato che troneggia nell’abside non fu costruito in un sol pezzo ma è il risultato di aggiunte successive.
Sull’altare di sinistra è collocata una pregevole statua della Pietà che risale ai primi decenni del XV secolo, scolpita secondo una tipologia tedesca nota come Vesperbild.
Loreto Aprutino (PE), chiesa di Santa Maria in Piano, altare maggiore, Pietà
La sua peculiarità è data da una drammatizzazione soprattutto della figura del Cristo, che presenta un corpo scheletrico ed un viso smunto ed emaciato.
Realizzata in gesso duro secondo l’usanza tedesca, la Vesperbild di Loreto è simile ad altri esempi esistenti in Abruzzo (visibili a:
OrtonaRocca di Botte Castel di Sangro
ma rivela analogie con modelli introdotti in Italia dal Veneto e dal Friuli e penetrati, lungo il corridoio adriatico, nelle Marche e in Umbria.
Al centro del pavimento in cotto a formelle ottagonali, forse cinquecentesco, troviamo una lapide circolare in forma di pietra tombale. Attorno allo stemma dell’abate Umbriani corre la scritta:
a bis linguis et iniquis liberame d(omi)ne.
Diversi affreschi quattrocenteschi decorano le pareti laterali. Tra essi è di particolare interesse, nella V campata sulla destra, il ciclo della vita di San Tommaso d’Aquino. Fu commissionato da Francesco II D’Aquino, conte di Loreto.
Loreto Aprutino (PE), chiesa di Santa Maria in Piano, affreschi della navata,
In particolare va osservato il riquadro che illustra i funerali di San Tommaso. Vi troviamo sia il probabile autoritratto del pittore, sia una scritta in siriaco sul libro aperto tra le mani del santo esanime, dove è stata tradotta la data del 1410.
Tra gli altri affreschi laterali sono degni di nota
Adorazione dei Magi Incoronazione della Vergine
opera dello stesso artista.
Il Giudizio Universale
Ma è la grande raffigurazione del Giudizio Universale, che campeggia sulla parete di fondo, a costituire il vero capolavoro di Santa Maria in Piano.
Fu realizzato ricoprendo un precedente affresco, probabilmente del 1200. Realizzato con una tecnica speciale, simile all’encausto usato dai romani, che sembra cioè usare i colori sciolti “a caldo” nella cera. Si otteiene così un effetto cromatico di grande brillantezza verificabile di persona ancora oggi.
Loreto Aprutino (PE), chiesa di Santa Maria in Piano, affresco del Giudizio Universale nella controfacciata,
L’imponente raffigurazione manca purtroppo della parte destra che doveva raffigurare l’Inferno, sventrata da lavori effettuati nel Seicento, e ne restano oggi appena visibili un leone e un demonio.
Il Giudizio costituisce uno degli esempi più importanti della pittura del ‘400 in Abruzzo, e viene datato ormai agli anni 1429-30.
Il racconto del Giudizio
Il racconto del Giudizio parte dal basso.
Inizia dal fiume di pece attraversato da un ponte che si restringe nel mezzo consentendo solo a poche anime di guadagnare la salvezza. Si tratta del cosiddetto “ponte del capello”, una raffigurazione molto rara che rievoca un’antica tradizione. Solo le anime leggere dai peccati riescono a passare il ponte.
Loreto Aprutino (PE), chiesa di Santa Maria in Piano, affresco del Giudizio Universale nella controfacciata, le anime attraversano il ponte del Capello
Esse sono accolte da un angelo e arrivano al cospetto di San Michele Arcangelo, che effettua la pesatura delle anime. Questa raffigurazione del santo è detta “psicopompo”, ossia appunto pesatore delle anime.
Sempre nella fascia bassa, ma sulla sinistra, sono il giardino delle delizie e la torre del paradiso con San Pietro che ne custodisce l’ingresso.
Nella fascia più alta sono le anime del Nuovo e del Vecchio Testamento, secondo una visione dantesca che mette al centro di tutto la croce e i simboli della passione, adorati da San
DomenicoFrancesco Agostino.
Il terzo livello, quello della fascia alta, è dominato dal grande Cristo Giudice dentro la sagoma ellittica detta mandorla dalla tradizione medievale.
Loreto Aprutino (PE), chiesa di Santa Maria in Piano, affresco del Giudizio Universale nella controfacciata,
A sinistra due angeli con le trombe del Giudizio e le scritte:
surgite, mortui, venite ad Judicium e venite, benedicti, percipite regnum.
Da vedere nei dintorni
Terminata la visita si sale a Loreto e nel cuore del borgo, dominato dal possente palazzo del Castello Chiola, oggi moderno albergo di lusso.
Si possono visitare:
piccolo ma interessante Antiquarium, dove sono esposti i reperti archeologici del territorio Museo dell’Olio, aperto all’interno di un antico frantoio
Loreto Aprutino (PE), Museo dell’Olio, interno, piano basso
Nella parte alta si trova il favoloso Museo Acerbo delle Maioliche di Castelli, nato dalla passione di un nobile locale, grande collezionista dei capolavori castellani e ceduto poi dagli eredi alla collettività.
L’allestimento è suggestivo per via del fatto che lascia i luoghi nello stato originale, con un gusto un po’ retrò, ma i pezzi esposti sono semplicemente eccezionali.